Ci sono passioni che nascono e si fanno strada nel tempo. Altre, invece, sono lì da sempre, forti e precise, ma messe in pausa per il timore, forse il pudore, di inseguirle davvero. Quella di Salvatore Paravati, sceneggiatore e regista, per il cinema appartiene a quest’ultima categoria. Un amore viscerale, nato da ragazzino, nutrito da infinite visioni e da un’innata curiosità per le immagini che raccontano, che suggeriscono, che toccano corde invisibili.
Eppure, come accade spesso, la vita lo aveva condotto altrove. Dopo la laurea in giurisprudenza, il percorso sembrava orientato verso un ambito più razionale, istituzionale, con le prime esperienze nel settore legislativo. Un’esplorazione professionale nella quale, pur riconoscendo stimoli e contenuti, qualcosa continuava a non risuonare. Una silente insoddisfazione, difficile da spiegare a parole, accompagnava ogni passo. Fino a un incontro, tanto casuale quanto determinante.
È in quel momento, quando la vita ha messo sul suo percorso un regista polacco conosciuto per caso, che tutto si chiarisce: essere spettatore non basta più. Quel mondo che fino ad allora aveva amato da lontano, poteva e doveva diventare il suo orizzonte attivo. Così, Salvatore decide di tornare alla sua vera direzione: il cinema. Si forma, si mette in gioco, sperimenta, scrive, impara il linguaggio della sceneggiatura e dell’audiovisivo con passione e tenacia. Apre una sua attività, lavora ai primi progetti video e scopre, giorno dopo giorno, quanto sia gratificante dare forma concreta alle storie che gli abitano dentro.
A segnare una svolta importante nel suo percorso è la Calabria Film Commission, che Paravati considera oggi “π‘’π‘›π‘Ž π‘™π‘’π‘£π‘Ž π‘“π‘œπ‘›π‘‘π‘Žπ‘šπ‘’π‘›π‘‘π‘Žπ‘™π‘’ π‘π‘’π‘Ÿ π‘β„Žπ‘– π‘‘π‘’π‘ π‘–π‘‘π‘’π‘Ÿπ‘Ž π‘π‘Ÿπ‘’π‘Žπ‘Ÿπ‘’ π‘Ÿπ‘’π‘ π‘‘π‘Žπ‘›π‘‘π‘œ π‘›π‘’π‘™π‘™π‘Ž π‘π‘Ÿπ‘œπ‘π‘Ÿπ‘–π‘Ž π‘‘π‘’π‘Ÿπ‘Ÿπ‘Ž, π‘ π‘’π‘›π‘§π‘Ž π‘‘π‘œπ‘£π‘’π‘Ÿ π‘›π‘’π‘π‘’π‘ π‘ π‘Žπ‘Ÿπ‘–π‘Žπ‘šπ‘’π‘›π‘‘π‘’ π‘’π‘šπ‘–π‘”π‘Ÿπ‘Žπ‘Ÿπ‘’ π‘π‘’π‘Ÿ π‘‘π‘Ÿπ‘œπ‘£π‘Žπ‘Ÿπ‘’ π‘ π‘π‘Žπ‘§π‘–π‘œ”. Grazie a questo sostegno, il suo sogno prende forma e oggi si concretizza in un’opera prima che porta la sua firma anche come regista.
Mercoledì 9 aprile, al Nuovo Supercinema di Catanzaro, sarà proiettato in anteprima assoluta il cortometraggio “𝐼𝘭 π˜·π‘’π˜°π‘‘π˜° π˜₯𝑒π˜ͺ π˜·π‘Žπ˜΄π‘–”, un’opera intensa e misurata, che scava nel tema della mancanza e della trasformazione interiore. Ispirato dalla pratica delle arti marziali, che da anni fa parte del suo quotidiano, Paravati esplora i “vuoti” dell’anima non come assenze da riempire, ma come spazi da abitare, da ascoltare, da accettare. “𝑁𝑒𝑙𝑙𝑒 π‘Žπ‘Ÿπ‘‘π‘– π‘šπ‘Žπ‘Ÿπ‘§π‘–π‘Žπ‘™π‘– β„Žπ‘œ π‘–π‘šπ‘π‘Žπ‘Ÿπ‘Žπ‘‘π‘œ π‘Ž π‘ π‘‘π‘Žπ‘Ÿπ‘’ 𝑛𝑒𝑙 π‘ π‘–π‘™π‘’π‘›π‘§π‘–π‘œ, π‘Ž π‘”π‘’π‘Žπ‘Ÿπ‘‘π‘Žπ‘Ÿπ‘’ π‘‘π‘’π‘›π‘‘π‘Ÿπ‘œ π‘ π‘’π‘›π‘§π‘Ž π‘π‘Žπ‘’π‘Ÿπ‘Ž. 𝑄𝑒𝑒𝑙 π‘£π‘’π‘œπ‘‘π‘œ, π‘œπ‘”π‘”π‘–, π‘™π‘œ π‘£π‘’π‘‘π‘œ π‘π‘œπ‘šπ‘’ 𝑒𝑛 π‘π‘’π‘›π‘‘π‘œ 𝑑𝑖 π‘π‘Žπ‘Ÿπ‘‘π‘’π‘›π‘§π‘Ž, π‘›π‘œπ‘› 𝑑𝑖 π‘Žπ‘Ÿπ‘Ÿπ‘–π‘£π‘œ”, racconta.
Il corto si muove con eleganza e delicatezza, e a dargli respiro sono i suoi giovani protagonisti: adolescenti di 12 e 13 anni che, con autenticità sorprendente, interpretano una generazione in bilico, capace di grande profondità emotiva. Un lavoro che non ha l’ambizione di dare risposte, ma che pone domande vere, lasciando che sia lo spettatore a raccoglierle.
Durante la stessa serata sarà presentato anche “𝙄 π™©π™–π™¨π™©π™ž π™œπ™žπ™ͺπ™¨π™©π™ž”, cortometraggio firmato da Emanuele Spagnolo e prodotto proprio da Salvatore Paravati. L’opera è ambientata nella REMS di Girifalco, una struttura che accoglie persone affette da disturbi mentali autori di reato, e si concentra sul tema del disagio psichico, affrontando con delicatezza la complessa relazione tra fragilità e possibilità di recupero. Un racconto che scava nella realtà senza giudicarla, ma con la precisa volontà di restituirle dignità e ascolto.
Entrambi i lavori hanno trovato forza in una squadra compatta, appassionata, dove ogni contributo, dagli attori ai tecnici, dai collaboratori agli educatori, ha lasciato un’impronta. Un’esperienza di condivisione vera, che ha fatto del set un luogo umano, prima ancora che professionale.
Stasera, dunque, nel buio della sala, tra silenzi e sguardi, prende forma una Calabria vera, fatta di giovani volti e di storie che parlano con voce propria. Il cinema di Salvatore Paravati, e quello di chi, come lui, sceglie di restare per costruire, è una risposta forte e necessaria: non più un sogno, ma una realtà.