In pieno centro storico a Catanzaro, tra boutique e negozi dai coloratissimi led, si scorge in via Settembrini un’insolita insegna che recita "ASR Architects": è lo studio dell’architetto catanzarese Andrea Salvatore Riccelli, la cui storia e - oseremmo dire - filosofia di vita, vale la pena di essere raccontata.
Andrea è uno di quei tanti talentuosi giovani professionisti, che la città di Catanzaro stava generosamente donando altrove. “Essere architetto qui significa combattere un sistema, inserirsi in un contesto che spesso non dà spazio ai giovani. Ma ogni giorno continuo a crederci, a lavorare dando il massimo. Tornare è stato un rischio, ma anche una missione, un atto d’amore verso la città. La nostra generazione ha il dovere di crederci, di prendere in mano il proprio destino e provare a lasciare un segno”, afferma con determinazione.
È una bocciatura scolastica che accende in lui il desiderio di cambiare: “non ero il primo della classe, né il figlio modello che ogni genitore sogna. Ma quella condizione di "sfavorito" mi ha spinto a credere che il riscatto fosse possibile e che avrei potuto costruire qualcosa di importante, proprio nella mia terra”.
Il suo primo passo è infatti l’iscrizione alla facoltà di architettura di Reggio Calabria. Poi come tanti studenti, decide di partire per l’Erasmus, a Budapest: “È stata la scintilla: ho capito quanto fosse importante uscire dalla propria comfort zone e mettersi in discussione”.
Dopo quell’esperienza all’estero, tante altre ne conseguono: il progetto in Finlandia, la Summer School a Shangai e la tesi in America presso l’università della Pennsylvania. “da Catanzaro mi sono ritrovato alla Penn University, e lì ho vacillato. Mi sono chiesto se la mia ambizione non avesse superato il mio talento. Ho dubitato di me stesso, ho trascorso notti insonni, mi sono sentito in difetto. Ma poi mi sono aggrappato alla determinazione che mi ha sempre contraddistinto”.
Dopo la laurea, l’esperienza lavorativa a Londra ha arricchito ulteriormente il suo curriculum, ma il richiamo alle proprie origini iniziava a farsi sentire: “collaborando con colleghi calabresi su alcuni progetti, ho notato qualcosa di diverso: una passione, un’attitudine unica nel creare qualcosa di significativo. È stato allora che ho capito che era il momento di tornare. Tornare è stata la mia sfida più grande, e continua a esserlo. Sfatiamo il mito secondo cui solo chi resta fuori può farcela. Tornare non è un fallimento, ma un atto di coraggio. È molto più semplice restare via. Invece, io voglio dimostrare che è possibile costruire qualcosa di importante anche nella propria terra”.
Lontano dal voler essere un “archistar”, Riccelli parla della sua attività con l’umiltà di chi, con convinzione, ha una visione centrata per ogni progetto che porta avanti: “Non ho un’ispirazione precisa nel mio lavoro. Ogni progetto ha il giusto studio dietro, che bilancia l’identità del luogo con lo stile che gli si vuole dare e che viene espresso in base alla lavorazione, ai materiali e ai colori.
Anche dal punto di vista stilistico è impossibile definire le sue opere: “Ogni lavoro è diverso dagli altri quindi tendiamo ad essere quasi impersonali, non conoscibili, perché tutto viene fatto su misura. Noi crediamo nello specifico nell’immortalità dei materiali, perché sicuramente si è influenzati in qualche modo dalle tendenze del momento, ma cerchiamo sempre, tramite lo studio del progetto, di mettere nuove idee in campo sfruttando, ad esempio, la creatività nei complementi di arredo o tramite accostamenti materici, perché alla fine niente si crea ma è tutto un adattare”.
Per Riccelli l’architettura non è solo estetica, ma convivenza: deve integrarsi con lo spazio in cui si inserisce e con le persone che lo vivono. “Il nostro lavoro è inevitabilmente al servizio del cittadino. Che si tratti di una casa, una piazza o un edificio pubblico, il nostro obiettivo è creare luoghi che siano davvero vivibili. Per questo l'architetto ha un ruolo sociale a tutti gli effetti: deve empatizzare con le esigenze e le sensazioni di chi abiterà quegli spazi”.
E il suo pensiero si riflette pienamente nelle molteplici opere, pubbliche e private, che ha realizzato per la città di Catanzaro. Un esempio significativo è stato il progetto di riqualificazione della Galleria Mancuso. Progetto in collaborazione con l'arch. Annamaria Corrado.
“Sicuramente intervenire su un progetto così prestigioso come la galleria progettata dall’architetto Saul Greco è stata per noi una sfida importante. I suoi elementi distintivi sono stati da ispirazione per il nostro intervento. La galleria, percepita dalla cittadinanza come un luogo freddo e poco accogliente, un semplice passaggio pubblico, necessitava di un’intervento di riqualificazione urbana mirato a dare una nuova identità. Il nostro intervento mirava a trasformarla in uno spazio più caloroso, vivibile e inclusivo, tramite - tra le altre cose - l’inserimento di sedute, punti di ricarica e postazioni per eventi pubblici. Le modifiche hanno acceso un dibattito: alcuni hanno criticato i colori scelti e gli elementi, altri hanno apprezzato il contrasto e compreso maggiormente le nostre scelte. Questo dimostra che l’architettura non è mai neutrale, ma deve stimolare una riflessione, anche a costo di suscitare reazioni contrastanti”.
La mission dello studio, infatti, va anche oltre la mera esecuzione di opere e progetti.
Ciò di cui c’è bisogno in un contesto come quello catanzarese è indubbiamente una maggiore comprensione delle scelte stilistiche effettuate nello spazio circostante, soffermandosi a comprendere la ratio dietro gli interventi. “Il gusto estetico è un aspetto fondamentale. Crescere in un contesto in cui si è abituati alla bellezza aiuta a sviluppare una sensibilità che non è innata, ma si allena nel tempo. In città come Milano, dove il design è parte integrante della cultura, certe scelte architettoniche sono più facilmente accettate. Al contrario, in contesti meno esposti a queste influenze, il cambiamento incontra più resistenze. Spesso il bello viene riconosciuto solo se rientra nella comfort zone culturale delle persone, e questo può rendere più difficile l’innovazione”, afferma.
Parlando poi della professione nello specifico interviene Teresa Giglio, collaboratrice dello studio. Anche lei è un altro giovane talento catanzarese che ha deciso di tornare: “Io ho studiato a Firenze e ci siamo conosciuti in un momento in cui cercavo qualcuno con cui collaborare. Lavorare da soli è difficile e spaventoso, soprattutto all’inizio, perché nella nostra professione non basta essere bravi: bisogna trovare opportunità, costruire una rete di contatti e sviluppare un carattere adatto a reggere la competizione” - racconta- “Io ho avuto una formazione molto strutturata e metodica, mentre lui ha esplorato ambiti differenti, ampliando la propria visione. Questo mix di approcci ci ha permesso di imparare l’uno dall’altro, di arricchirci con prospettive nuove. Nel nostro campo, infatti, bisogna trovare un equilibrio tra creatività e pragmatismo. Non si tratta solo di progettare, ma di mediare con i clienti, di capire cosa vogliono e tradurlo in qualcosa di concreto”.
Il lavoro dell’architetto è fatto di compromessi, ma anche di passione. Ogni progetto è una sfida, ogni cliente una storia diversa. Ed è proprio questo ciò che lo studio si propone di realizzare: riuscire a trovare soluzioni che funzionano, che rendono uno spazio, pubblico o privato che sia, vivibile e armonioso.
È importante che storie come queste siano di ispirazione ai tanti giovani catanzaresi che partono alla ricerca della propria strada. Bisogna sapere che ce la si può fare, che c’è ancora una speranza di realizzarsi senza dover rinunciare alle proprie radici, che, anche se con mille difficoltà, questa città ha ancora tanto da dare a chi ha il coraggio di restare (o di tornare) a lottare.
E a chi gli chiede: "Chi te l’ha fatto fare?", oggi Riccelli risponde con un’altra domanda: "Ne è valsa la pena?". E la risposta è chiara: “se stessi solo inseguendo un sogno, forse no. Ma se sto costruendo qualcosa di concreto, allora sì. Assolutamente sì”.
Anna Maria Palaia per Area Teatro - Catanzaro Centro