Potrebbero essere definiti personaggi minori quelli che popolano e incarnano “I Dimenticati” del giornalista e scrittore Bruno Gemelli. Pagina dopo pagina, sfila davanti agli occhi del lettore un campionario di nomi rimasti indenni all’esposizione mediatica. Anzi, nella maggior parte dei casi, trascurati o addirittura caduti nell’oblio.
L’impresa dell’autore di questo saggio, in libreria per i tipi di Città del Sole di Reggio Calabria, è segnare una netta inversione di tendenza e portare alla ribalta cinquanta personaggi con cui, per pura fatalità, si è imbattuto percorrendo le strade della sua città, sfogliando libri o annotando appunti sul suo taccuino. Quasi come se fossero le storie a cercarlo per attirare la sua curiosità da cronista e spingerlo a scavare tra passato e presente, alla ricerca di informazioni e di risposte per appagare il desiderio di conoscenza. In diverse occasioni l’interesse era già scaturito in articoli e scritti pubblicati su riviste e quotidiani, singoli racconti che messi insieme componevano una narrazione accattivante. Da qui l’intuizione di raccoglierli e integrarli con altri approfondimenti per dare vita a un prodotto editoriale originale e dallo stile libero.
Come lo stesso autore anticipa in un passaggio dell’introduzione, la selezione delle figure non segue alcun criterio. I “dimenticati”, maschi e femmine, per lo più calabresi, presenti in questo volumetto in modo disordinato, sono diversissimi tra loro per età, epoca, provenienza, ceto, mestiere, cultura, appartenenza. Storie che pur non avendo ottenuto grande notorietà vengono ora riportate alla luce dalla penna di Bruno Gemelli che, con piglio umano e professionale, le ha salvate dal baratro del dimenticatoio.
In quest’opera confluisce la passione divorante e il rigore maniacale per la scrittura dell’autore. Giornalista di lungo corso che ha collaborato con diverse testate nazionali e regionali. Dal 1999 al 2002 è stato anche direttore responsabile del portale “Calabriaweb”, il primo magazine online realizzato in Italia. Narratore di fatti e di storie raccolte in numerose pubblicazioni: Rodolfo Morandi (1977), Caro Attila (1978), Cessarè - insieme a Pietro Melia - (1980), Il silicio e la parola (2001). La Calabria raccontata su internet (2006), Il Gobbo del Quarticciolo. Vita e morte di Giuseppe Albano (2009). Il grande otto. Storie dimenticate di Calabria (2013). Lo strano delitto (2015), L’Ape furibonda – insieme a Cluadio Cavaliere e Romano Pitaro – (2018), il pappagallo silenzioso (2022).
La Libreria indipendente "
Punto e a capo" in via Melchiorre Jannelli a Catanzaro, oggi, Sabato 9 novembre alle ore 17.30, ospiterà un interessante dibattito tra l’autore e la giornalista Maria Rita Galati alla scoperta dei retroscena e dei contenuti dell’opera.
Un viaggio intorno ai cinquanta nomi riportati in copertina: ci sono pensatori, politici, intellettuali più o meno noti. In ogni caso stupisce la capacità di Gemelli di riportare a galla aspetti particolari e dettagli a cui non si era mai dato risalto prima d’ora.
Uno dei personaggi presenti in questo elenco è Giovanni Correale Santacroce, il primo sindaco di Catanzaro, nominato dopo la caduta della dittatura fascista. A lui si deve l’intitolazione a Giacomo Matteotti della piazza più grande della città - quella che i catanzaresi indicavano come “Fuori dalle porte” - come riportato nel primo atto ufficiale emanato subito dopo il suo insediamento. Gemelli conduce il lettore sulle tracce di Giuseppe Berto: “Qualche anno fa accompagnato dal prete emerito di Ricadi, don Pasquale Russo e dalla collega Concetta Schiariti, ho incontrato per un’intervista Antonia Berto, figlia dello scrittore, che all’epoca viveva a Washinton e che trascorreva i mesi estivi nella dimora di Capo Vaticano. Ho messo in luce alcuni aspetti che riguardano la connotazione politica che in maniera semplicistica è stata affibbiata a questo scrittore al punto da condizionarne anche la carriera: è stato considerato un autore di destra e discriminato dalla cultura prevalente” ci svela Gemelli.
Eppure c’è un altro punto di vista con cui raccontare Berto se si pensa che in Calabria strinse amicizia con due grandi intellettuali come l’avvocato Francesco Tassone, che fu presidente del Tribunale di Vibo, e Nicola Zitara di Siderno. E poi ci sono scritti in cui risponde ad altri interrogativi come ad esempio: per quale motivo nella toponomastica cittadina compare il nome di un francese? Chi era Antonio Brussard? Scopre che in realtà era un calabrese di Mongiana, morto durante la guerra. E perché una delle più grandi firme del giornalismo italiano, Eugenio Scalfari non ha mai scritto sulla Calabria nonostante le sue origini vibonesi? Un frammento è dedicato a una personalità femminile, quella di Angelina Oliveti, che è stata dirigente dell’agricoltura della Regione Calabria e ha inventato i GAL. Qualche nota la dedica ai Berlinguer: “Tutti parlano di Enrico Berlinguer ma della sua famiglia d’origine non ne parla nessuno. Troppo poco è stato detto su, Mario Berlinguer, che è stato un deputato socialista e ha avuto un ruolo determinante nella formazione politica del figlio”.
Bruno Gemelli ci congeda con un’anticipazione: a Natale uscirà un altro volume, questa volta edito dalla casa editrice Local di Massimo Tigani Sava. Si tratta di un lavoro che riporta dell’impatto che la legge Merlin del 1958 (che abolì le “case chiuse” e condannò le condotte di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione) ebbe nella città di Catanzaro.