Parlare bene, pensare bene. Parlando bene si può pensare meglio noi stessi e gli altri, perché tutto ciò che siamo e che esprimiamo passa attraverso le parole che usiamo. Parole che sono la diretta espressione di (pre)giudizi e azioni quando si affrontano argomenti come l’identità o la parità di genere.
È muovendosi da questo assunto che la giovane insegnante Roberta Palasciano spiega il processo di inclusione delle donne nell’ambito sportivo, dagli anni trenta del novecento ad oggi, attraverso gli sviluppi della terminologia del calcio e la sua declinazione al femminile.
Un argomento di stringente attualità su cui Palasciano relazionerà nell’ambito del convegno promosso dalla sezione Fidapa di Catanzaro, in programma lunedì 30 ottobre, a partire dalle 16.30, nella Sala dei Concerti di Palazzo De Nobili.
Nato come una tesi di laurea del corso magistrale in Lingua e culture italiane per stranieri dal titolo “Donne e sport. La grammatica del calcio femminile in Italia e Francia”, lo studio condotto da Roberta Palasciano svela la complessità dell’inserimento delle donne nello sport a causa del radicato retaggio di una cultura maschilista di cui il linguaggio diventa testimone privilegiato: “Ho svolto un’analisi comparata tra la lingua francese e quella italiana sulla femminilizzazione linguistica, vale a dire l’introduzione di termini declinati per lungo tempo solo al maschile come ad esempio quelli utilizzati per indicare i ruoli dei giocatori.
La differenza tra i due Paesi è netta. Mentre in Francia, dove il calcio femminile ha una maggiore spinta mediatica, l’utilizzo del femminile è più radicato. Poche volte viene accostato il termine “femme” (donna) accanto al ruolo definito al maschile. Un vantaggio è costituito dal fatto che molte parole che terminano con la vocale “e” sono usati indistintamente per entrambi i generi.
In Italia l’introduzione del femminile ha incontrato una certa reticenza e ancora oggi non è entrato a pieno titolo nel gergo comune”.
Per la sua indagine Palasciano ha esaminato in particolar modo i termini utilizzati dalla stampa nel raccontare lo sport: “È stato un lavoro difficile in quanto non ho potuto prendere spunto da ricerche pregresse sull’argomento. L’unico riferimento sono stati i giornali sia cartacei che online. Per la Francia ho selezionato degli articoli pubblicati su L’Equipe. Per l’Italia quelli apparsi su diverse testate tra cui La Gazzetta dello Sport, Il Corriere della Sera, Il Corriere dello Sport, la Domenica Sportiva, Tutto Sport e Calcio Donne”.
Emblematico l’uso di termini per sminuire la figura femminile nello sport: “Si parlava di “calcio in gonnella”. Oppure per indicare le tifose donne erano etichettate come “tifosette”. Termini usati con un’accezione spregiativa, quasi per ridicolizzare le donne. Nei pezzi di cronaca i giornalisti utilizzavano linguaggio denigratorio nei confronti delle calciatrici o delle arbitre”.
Il lavoro di Palasciano – che nel 2020 ha ottenuto un riconoscimento dalla Commissione delle Pari Opportunità di Catanzaro – mette in chiaro che il processo di integrazione nel nostro Paese continua ad avere un passo lento, anche in ritardo rispetto ad altri: “La mia è un’analisi obiettiva, una constatazione sul fatto che se l’inclusione non riesce a permeare le consuetudini linguistiche, di conseguenza, non trova compimento negli svariati settori della società. La riflessione potrebbe allargarsi anche ai mestieri, su cui sono stati fatti numerosi studi che dimostrano che la declinazione al femminile è poco utilizzata perché è intesa male. Mentre in italiano il maschile è inclusivo, usare il femminile appare male, fuori luogo. Forzare l’uso del femminile sembra affermare che non esiste la parità: nella mia tesi infatti non voglio convincere all’uso del femminile. Il mio è più un tentativo di far riflettere sul fatto che l’inclusione passa attraverso l’espressione linguistica”.
Quello sportivo è un mondo che Roberta Palasciano conosce da vicino: “Ho giocato a calcio da piccola e ho sempre amato questa disciplina. Mi piace seguirlo. Negli anni universitari a Bologna ho notato che molte donne praticano il calcio”. Da annoverare anche tra le tifose giallorosse: “Ammetto che da quando il Catanzaro sta disputando il campionato di B lo seguo di più. Lo scorso anno ho visto l’ultima di campionato in casa. Da bambina sono andata allo stadio con mio padre e anche mio nonno era un grande sportivo”.
L’iniziativa aprirà le attività del nuovo biennio della Fidapa che punteranno a ridare alla donna un ruolo da protagonista nella società come spiega la neo-presidente Rossella Barillari: “L’intento sarà riequilibrare il ruolo sociale della donna che non può più essere sminuita come oggetto del reato. La donna è portatrice di valori. Abbiamo scelto la tematica dello sport, un ambito in cui la donna è da sempre protagonista sia nelle attività di squadra che individuali, che è uno dei principali strumenti per esaltare le qualità dell’individuo”.
Dopo i saluti della presidente Barillari e quelli istituzionali del Sindaco Nicola Fiorita e della presidente Alliance Française de Catanzaro Fernanda Tassoni interverranno Teresa Matacera, componente del Comitato pari opportunità del Comune di Catanzaro e Paolo Carnuccio, esperto in discipline giuridiche e sportive. Le conclusioni saranno affidate a Giuseppina Pino, Assessore alle Politiche sociali del Comune di Catanzaro.
Rosita Mercatante per Area Teatro - Catanzaro Centro