Un viaggio nell’architettura urbana d’autore attraverso gli scatti di Marco Scarpino. Otto istantanee che hanno incuriosito e appassionato gli oltre duecento visitatori della due giorni organizzata da un collettivo di architetti nell’ambito dell’iniziativa nazionale Open – Studi Aperti.
Grande la soddisfazione degli organizzatori per essere riusciti a suscitare l’interesse dei cittadini sulle opere di un catanzarese illustre, l’architetto Saul Greco. Opere che fanno parte del vissuto quotidiano degli abitanti del capoluogo e che, per l’occasione, sono state “raccontate” attraverso la vena artistica e creativa di un fotografo.
Un modo per aprire il dialogo con la comunità e rendere l’argomento più fruibile ai non addetti ai lavori, avvicinando così tutti al mondo dell’architettura.
Le opere immortalate dall’obiettivo di Scarpino sono Palazzo della Provincia (1949 – 1958) conosciuto come “Palazzo di Vetro”, Palazzo Enel (1963) denominato “Palazzo della luce”, il modernissimo Palazzo Ambrosio (1967 – 1970), l’edificio dell’Ospedale Pugliese Ciaccio che subì modifiche e ampliamenti fino agli anni Settanta, la Palazzina Anas e la Cappella (1955 – 1957) costruiti un lotto al bordo di una strada in salita lievemente curva. In questo caso tenendo conto della particolarità dell’area l’architetto Greco realizzò l’edificio, enfatizzando l’andamento della strada, attraverso una piega.
Si arriva poi nel pieno centro storico per l’edificio della Nuova Banca D’Italia (1967 – 1970) in prossimità della Piazza Antonio Serravalle, dove il corso principale si piega determinando un’apertura prospettica verso alcuni grandi monumenti religiosi.
Non poteva mancare l’immagine del Complesso Mancuso, tra le architetture più importanti e iconiche della città. Simbolo degli anni in cui Catanzaro si espandeva anche in ambito commerciale. Al suo cui interno si integrano diverse funzioni distribuite sui vari livelli, le residenze e gli uffici si trovano nei cinque piani superiori e le attività commerciali al piano terra; questo è attraversato da una grande galleria pubblica a doppia altezza, che si sviluppa da destra verso sinistra in entrambe le direzioni, collegando le due strade laterali e diventando una nuova arteria pedonale coperta. All’esterno, l’architetto usa un diverso linguaggio architettonico nel trattare, compositivamente, i due prospetti principali, infatti, uno si caratterizza per la struttura intelaiata che definisce il prospetto stesso, sperimentazione tra forma architettonica e calcolo strutturale, segnato da una fitta serie di lesene e finestre accentuando la tessitura verticale; nell’altro, invece, si evidenzia maggiormente una scansione orizzontale dove la fascia continua delle bucature, separate da setti murari e da marcapiani, genera nella facciata zone d’ombra. Il Complesso Mancuso che, nel 1962 vinse il premio IN/ARCH per la regione Calabria, fu il risultato di uno studio e di una ricerca continua, quasi ossessiva, delle soluzioni strutturali e di quelle architettoniche, come entrambe si plasmano l’una nell’altra e viceversa.
Di rilievo nella narrazione storica e culturale del capoluogo anche il Teatro Comunale (1953) il cui prospetto principale si affaccia direttamente sul corso Mazzini, nel centro storico, dove non era possibile realizzare uno spazio antistante utile come area di sosta e di filtro con l’abitato circostante. L’architetto Saul Greco ha risolto il problema del rapporto tra l’esterno e l’interno dell’edificio progettando un loggiato vetrato e, inoltre realizzando, nella sala a due livelli del teatro, una balconata con l’ordine doppio, anticipando così la percezione della spazialità interna.
L’edifico durante gli anni ha subito notevole modifiche, in particolar modo sul prospetto principale, perdendo così l’originario rigore compositivo.
Le accurate didascalie a corredo delle immagini esposte sono tratte dalle schede curate da Rossana Caniglia per il MiC.
Così l’architetto Pasquale Iacontantonio, dello studio Istmo Architecture, a margine dell’evento espositivo: “Abbiano notato che molti visitatori erano sorpresi di scoprire che quelle fotografie si riferissero ad architettura d'autore. Il nostro scopo era proprio quello di far osservare da un’altra prospettiva delle costruzioni che sono sotto i nostri occhi ogni giorno”.
A conferma del fatto che il lavoro per promuovere la conoscenza dei nostri luoghi non è mai abbastanza arriva il commento conclusivo di Iaconantonio: “Altra nota positiva dell’iniziativa è aver riscontrato stupore ed entusiasmo per la scoperta di uno spazio come Palazzo Alemanni in pieno centro, sconosciuto ai più”.
promotori dell’iniziativa insieme a Giulia Brutto (Barbaro 18), Angelo Cafiso e Barbara Corasaniti (ArKstudiodesign+), Vincenzo Guarini, Fabio Lamanna (Istmo Architecture) e Luca Provenzano (Studio Provenzano srl).
L’evento – patrocinato da ADI Calabria, FIAF, IN/ARCH Calabria e dall'Ordine degli Architetti di Catanzaro – è stato ideato e promosso dagli archietti Giulia Brutto (Barbaro 18), Angelo Cafiso e Barbara Corasaniti (ArKstudiodesign+), Vincenzo Guarini, Fabio Lamanna e Pasquale Iaconantonio (Istmo Architecture) e Luca Provenzano (Studio Provenzano srl) con la collaborazione di Vincenzo Renda ed Oreste Vartellini.
Rosita Mercatante per Area Teatro - Catanzaro Centro
Foto: Marco Scarpino