Tre donne che si sono distinte rispettivamente nel settore della produzione agroalimentare, del sociale e della sanità: Elisabetta Franco Rondinelli, Elena Sodano e Franca Previti De Pace. A loro è stato assegnato il premio “La Rosa d’Argento”, prestigioso riconoscimento giunto alla nona edizione ed intitolato all’illustre storica dell’arte Emilia Zinzi.
Iniziativa promossa dalle sezioni di Catanzaro di FIDAPA e ANDE in collaborazione con la Camera di Commercio, con l’obiettivo di dare merito alle personalità femminili che hanno raggiunto eccellenti risultati in ambito professionale contribuendo con il proprio lavoro allo sviluppo socio-culturale della Calabria. Donne concrete, laboriose, intraprendenti che sono l’esempio di una terra propositiva e attiva.
L’iniziativa è dedicata alla studiosa Emilia Zinzi, personaggio celebre in Europa e nel mondo in quanto vera autorità nell’ambito dei beni culturali e della ricerca storico-archeologica. Una delle grandi menti del ventunesimo secolo, come hanno ribadito con orgoglio le organizzatrici nel corso della cerimonia di premiazione che si è svolta ieri nell’elegante sede dell’ente camerale, in via Menniti Ippolito.
Da parte della presidente della FIDAPA di Catanzaro, Laura Gualtieri, e della presidente nazionale ANDE, Marisa Fagà, è stato esternata tutta l’amarezza per la poca attenzione che fino ad ora è stata dedicata alla memoria della figura dell’illustre studiosa che non ha mai ricevuto gli onori che merita da parte della sua città natale, probabilmente per una certa noncuranza da parte delle Istituzioni. Chiamato in causa l’assessore Aldo Casalinuovo, seduto in platea, ha pubblicamente assunto l’impegno di “riparare” all’errore della denominazione di una “stradina” all’insigne ì che non può bastare per darle il dovuto riconoscimento, riferendo di aver già portato l’argomento in una seduta della Commissione toponomastica.
Interessante il racconto sulla storica dell’arte “militante”, esempio di coraggio e determinazione, che ha inseguito i propri sogni con tenacia, a cura della professoressa Maria Saveria Ruga, dell’Accademia delle Belle Arti di Catanzaro.
Attraverso immagini e scritti sono state ripercorse le tappe principali della sua attività professionale, secondo gli studi condotti negli ultimi tre anni da un gruppo di ricerca che si è occupato della catalogazione e digitalizzazione del materiale documentario e fotografico contenuto nell'Archivio di Emilia Zinzi donato dagli eredi all’Università della Calabria. Studi che hanno fatto capire qual è stata l’attività capillare sul territorio di una donna rivoluzionaria che ha percorso tutta la Calabria dall’Aspromonte al Pollino battendosi per la valorizzazione e conservazione del patrimonio artistico, architettonico, paesaggistico e culturale.
“Le stampe fotografiche documentano i suoi sopralluoghi sul campo, insieme alla corrispondenza con gli organi preposti alla tutela e con studiosi di vaglia. Ciò consente di soffermarsi su alcuni momenti cruciali che, tra gli anni Sessanta e Ottanta del Novecento, la videro lottare contro la dilagante violenza della cementificazione selvaggia sulle coste calabresi, a ridosso di importanti testimonianze storiche e archeologiche. Tra queste emergono i luoghi dove Flavio Magno Aurelio Cassiodoro si era ritirato intorno alla metà del VI secolo, al termine della sua carriera politica alla corte di Ravenna. Un operato che rivela ancora oggi la necessità di non abbassare la soglia d’attenzione su quegli stessi luoghi, tanto da parte degli studi specialistici che di una comunità più ampia” ha spiegato Ruga.
Un’intellettuale integerrima, non ha mai accettato compromessi. A volte ha vinto, altre volte ha perso. Perso la battaglia ma mai il senso del suo lottare contro un sistema che non era abituato a “dare ascolto” al patrimonio storico. Una donna sola che era contraria una certa idea di progresso: aveva capito che quel genere di modernizzazione aggressiva non era la strada giusta per la Calabria.
La sua impronta in Calabria continua ad esserci e deriva dal modo con cui ha guardato al territorio.
Guardando la città ci sono tante cose che parlano e ci ricordano la sua figura: non solo la ferita aperta legata alla piazza Nicholas Green accanto a Palazzo Serravalle ma anche il Complesso monumentale del San Giovanni che negli anni Novanta si voleva far diventare un parcheggio ma il suo impegno fu determinante per ottenere una ben diversa destinazione. Tutto il tessuto urbano della città è stato da lei studiato e sull’intero patrimonio museale ha dato contributi importanti.
Quasi profetiche le sue parole: “Tutto quello che ho studiato e fotografato esiste”.
LE MOTIVAZIONI DEI PREMI:
Elisabetta Franco Rondinelli: Per aver saputo valorizzare costantemente nel tempo un progetto di vita consolidato nella storica azienda di famiglia, che oggi guida con immutata passione, dedizione e capacità, continuando a coniugare sapientemente tradizione, innovazione ed ecosostenibilità per processi e prodotti di eccellenza, espressione autentica in Italia e all’Estero di competitività imprenditoriale e della migliore identità territoriale.
Elena Sodano: Per aver saputo, con competenza, professionalità ed umanità, coniugare e realizzare esigenze sanitarie e rapporti umani finalizzati al benessere psicofisico, al mantenimento e al recupero delle relazioni tra persone affette da Alzeheimer rappresentando un modello da prendere come esempio anche oltre i confini regionali.
Franca Previti De Pace: Importante manager dell’impresa di famiglia nel settore sanità. Speciale è la sua umanità declinata con notevoli capacità organizzative e gestionali, che garantiscono ai pazienti la qualità delle prestazioni e al personale l’opportunità di vivere l’impegno professionale in una comunità in cui si condividono valori, obiettivi e cultura.