Giocano con le parole e divertono con semplicità. Sono i tre componenti del trio degli Appiccicaticci, tornato sul palco del Teatro Comunale Catanzaro per la stagione a cura del Teatro Incanto di Catanzaro. E come in precedenza, ha divertito come pochi.
Con Alessio Granato alla tastiera - ma non pensate sia stato un mero accompagnatore, anzi, interveniva volentieri con battute nel corso della serata -, Carlo Felici (in sostituzione, degna, di Tiziano Storti) e Renato Preziuso hanno improvvisato tutto il tempo, coinvolgendo il pubblico in gag e scenette spassosissime. Con trovate sempre differenti: per iniziare si sono fatti suggerire dal pubblico presente alcune parole di vario genere, compresi termini in dialetto, per poi andare ad articolare in rima una divertente cantilena, manco a dirlo, impossibile. Inutile dire che non c’è stata pace nemmeno per San Vitaliano, con e senza braccia.
Alcuni degli spettatori sono stati invitati a salire sul palco, ovviamente anche il momento della loro scelta è stata occasione di risate a non finire.
Marco, Erica e Lucy si sono prestati, loro malgrado, a suggerire parole a caso ai due, o anche a raccontare il loro primo incontro, i primi due, essendo una coppia. Da lì hanno preso forma, davanti a un pubblico allegro, dei racconti surreali con flebili fili logici.
Tra i numerosi presenti, poi, i tre “appiccicaticci” sono riusciti - casualmente – a scegliere di far salire sul palco uno spettatore che già in passato aveva partecipato al loro spettacolo, Carlo, che ha accompagnato sulla scena la figlia Roberta. Con lei il trio ha deciso di non farsi suggerire parole, ma di farle assumere una posizione perché loro le girassero intorno, a turno, inventando situazioni quotidiane con la ragazza che ora era un accappatoio, ora una doccia e via dicendo.
C’è stato poi spazio per la scelta, sempre da parte del pubblico, di stili con cui raccontare queste storie assurde: horror, fantascienza, western, musical, noir, opera lirica, supereroi, sceneggiata napoletana, sono solo alcune delle categorie che gli stessi performer hanno elencato tra quelle possibili per la richiesta da parte dei presenti. Il risultato? Risate a crepapelle.
Filo conduttore fra i vari momenti - o episodi - la parola “onomatopeico”, termine scelto per la chiusura della primissima parte e poi inserito in ogni spezzone, in maniera forzata ma ilare.
Non serve aggiungere che il pubblico ha tributato il trio con un lunghissimo applauso, convinto, mentre loro hanno salutato ricordando quanto lo spettacolo è stato bello, perché “onomatopeico”, appunto.
(Multi Cunti per Area Teatro - Catanzaro Centro)