Quelli come lui sono senza pietà, dice l'avvocato di Filippo riferito a Driss, il suo badante. Ed è proprio per questo che ha bisogno di Driss, Filippo: miliardario, tetraplegico a seguito di un incidente di parapendio, è il protagonista di "Quasi amici" diretto da Alberto Ferrari, andato in scena giovedì sera al Teatro Comunale nell'ambito della stagione di spettacoli a cura di AMA Calabria. Nei panni dei protagonisti c'erano due nomi di sicuro richiamo - e infatti il Comunale era bello pieno -, come Massimo Ghini e Paolo Ruffini, rispettivamente nei ruoli di Filippo e Dris. Il lavoro di Ferrari è liberamente ispirato all'omonima pellicola francese del 2011 - dal titolo originale "Intouchables" di Nakache e Toledano -, con interpreti François Cluzet e Omar Sy, che ha riscosso tantissimo successo con incassi record, al punto da diventare in breve un cult, tratto da una storia vera. 

Sul palcoscenico con Ghini e Ruffini non siamo più in Francia, e i riferimenti alla contemporaneità italiana non mancano: dal reddito di cittadinanza alla birra Ichnusa non filtrata, alla dolce Euchessina passando per Vittoria Puccini della serie Elisa di Rivombrosa confusa da Driss col compositore Giacomo Puccini. 

Il meccanismo del film e dello spettacolo è semplice: il mondo, ignorante e di bassi istinti, di Driss e quello, raffinato ma poco felice, di Filippo sono messi a confronto con la stessa facilità con cui scaturiscono risate, anche se un poco a denti stretti. Se da un lato il tema della disabilità è affrontato con leggerezza, rimane comunque un argomento centrale delicato che,  anche nel caso del film, lascia un poco l’amaro in bocca, pur regalando momenti divertenti. Da parte loro, Ruffini e Ghini sono sembrati piuttosto affiatati: sboccato e sfrontato il primo, raffinato e intellettuale il secondo, hanno strappato applausi e risate a scena aperta, con un lunghissimo applauso finale tributato a tutti gli artisti in scena - c'erano anche Claudia Campolongo, Francesca Giovannetti, Leonardo Ghini, Giammarco Trulli, Alessandra Barbonetti e Diego Sebastian Misasi -, ma soprattutto ai due protagonisti, veri mattatori. 

Bella la scelta scenografica: con un obbligo ingombrante come quello di una carrozzina e con tutta la possibilità di azione che comporta, la scena – unica – di Roberto Crea, ha utilizzato una grande passerella inclinata centrale per aggiungere e togliere i pochi elementi che caratterizzavano le varie situazioni, dalla vasca da bagno ai tavolini del bistrot. Sul fondale, in continuo movimento, veniva proiettato il resto del contesto, i panorami, il giardino della villa di Filippo, la strada da cui arriva Driss. E anche per i saluti finali, il fondale è stato centrale, con la foto dei veri Filippo e Driss. Sì, perché Quasi amici è tratto da una storia vera.

(Multi Cunti per Area Teatro - Catanzaro Centro)