Una selezione di artisti che attraverso le loro opere raccontano la loro vita, le loro esperienze e sensazioni ma soprattutto la loro solitudine, quasi a voler creare una realtà parallela nella quale ognuno possa scegliere il suo personaggio preferito. Tra questi - sicuramente il nostro preferito - Vittorio Sgarbi ha voluto anche Saverio Rotundo, “U Ciaciu” (Catanzaro, 1923 – 2019), un artista la cui pulsione creativa pervade la sua intera vita, lunga quasi un secolo.
E’ stata inaugurata oggi, sabato 25 febbraio, nella cornice di Palazzo Doebbing la mostra dal titolo “Sutri. Triste, solitario y final”, visitabile fino al 1 ottobre 2023 nel comune del viterbese. Curata da Vittorio Sgarbi e prodotta da Contemplazioni, realizzata grazie al contributo di Intesa San Paolo, l’esposizione rende omaggio alla città di Sutri facendo riferimento alla citazione de “Il lungo addio” di Raymond Chandler, che ispirò il titolo del romanzo di Osvaldo Soriano “Triste, solitario y final”, e rappresenta l’ultimo omaggio di Vittorio Sgarbi alla città che, per cinque anni, lo ha visto sindaco.
Una mostra controversa e originale, nella quale protagonisti sono i molteplici artisti che affollano le sale espositive al pari delle stelle del cinema del passato, che Soriano coinvolge nel suo racconto. Una delle stelle che popola il mondo dell’arte, con i suoi miti, il suo poliedrico immaginario, la sua straordinaria bellezza e vivacità, è lui, Saverio Rotundo, non solo artista, ma anche fabbro e inventore, lui che recupera gli oggetti abbandonati per donare loro nuova vita, perché è convinto che la “spazzatura sia oro” e che anche da un vecchio ferro arrugginito possa generarsi poesia. Lui che creava per sé stesso e per il piacere di farlo in una ricerca convulsa, caotica, spesso eccentrica, come attestano le sue “nausee d’arte”, mostre itineranti allestite nelle piazze di tutta Italia.
Così Saverio Rotundo entra nel firmamento della storia dell’arte contemporanea italiana accanto alle altre stelle che popolano la mostra di palazzo Goebbing, tra cui Dyalma Stutus, Pinot Gallizio, Benito Jacovitti, Bruno Canova, Gianfranco Ferroni, Folco Chiti Batelli, Anne Donnelly, Simon Gaon, Wolfgang Alexander Kossuth, Marialuisa Tadei, Filippo Dobrilla, Marco Ferri, Giovanni Iudice, Matteo Peretti, Roberto Ferri, Emanuele Giuffrida.
A Sutri, nella cornice di Palazzo Doebbing approdano alcune delle opere contenute nella Galleria dell’arte di tutti i tempi dell’abbandono, storico laboratorio del Maestro Saverio Rotundo che oggi raccoglie una parte della sua produzione in un allestimento sempre diverso, curato da Stefano Morelli, periodicamente aperto al pubblico grazie al contributo di Roberta Gioielli.
Foto gentilmente concesse da Contemplazioni
(Multi Cunti per Area Teatro - Catanzaro Centro)