Ne era certo Domenico Montuoro che con il suo “Catanzaro. Dalle origini alla monarchia normanno-sveva – La contea dai Loritello ai Ruffo” (Rubbettino, 2021), ha cercato di condensare il frutto dei suoi continui e infiniti studi sull’intero Catanzarese, a partire dalla stato “feudale” di Tiriolo.
Il libro è stato presentato sabato 8 gennaio nella sala conferenze del complesso museale San Giovanni con un incontro organizzato dalla Società Dante Alighieri di Catanzaro con la partecipazione di numerosi relatori.
Che Catanzaro e la sua storia abbiano ancora molto da dire è stato evidenziato fin dai primi minuti della conferenza: forte di una dettagliata e vasta ricerca, supportata dall’altrettanto importante testimonianza bibliografica, il testo di Domenico Montuoro – a più riprese ricordato dai presenti semplicemente come Mimmo -, parte dalla fondazione di Catanzarion, dalla dominazione bizantina, soffermandosi sul periodo normanno e l’età sveva.
Ma soprattutto si concentra su quei personaggi che la storia di Catanzaro l’hanno fatta: parliamo di Goffredo di Loritello, del pontefice Callisto II, ma anche dei conti Riccardo Fallucca e Anselmo de Justingen, senza tralasciare le figure femminili come per esempio Berta, la madre di Goffredo, finendo alla contessa Clemenza, ultima erede dei Loritello.
«Montuoro si rende da subito conto che sono i normanni a dare a Catanzaro le dimensioni di una città – ha affermato nel suo intervento l’archeologo Francesco Cuteri -, e allo stesso tempo che le testimonianze in merito sono poche, ma se si guarda alla documentazione precedente, in base anche all’intero territorio, i risultati non mancano. C’è una Catanzaro bizantina che aspetta di essere scoperta» ha aggiunto.
Cuteri ha infatti raccontato che negli scavi del piano terra dell’ex Osservanza, oggi sede della Procura, ci sono tracce di sepolture dell’ottavo secolo dopo Cristo, quindi decisamente precedenti alla fondazione della città, datata tra il 1040 e il 1050: «Solo venti anni dopo i normanni la conquistarono. Che tipo di città poteva essere realizzata in soli venti anni?», si è chiesto e ha chiesto al parterre.
Tante del resto sono state le domande senza risposta – o che almeno ne pretendono una -, nate dalle riflessioni dei relatori: «Catanzaro è piena di cassetti di storia – ha sintetizzato Cuteri, per tutti -, dalla cappella di San Giorgio, alla Rocca Fallucca, al Castello, all’oggi chiesa di Sant’Omobono. O ad esempio la Cattedrale, che dovrebbe ospitare i resti di Goffredo di Loritello: sono ancora lì? Non varrebbe la pena, prima di riaprirla al pubblico, di approfittare dei lavori in corso e cercare delle tracce della storia della città? Potremmo scoprire un po’ meglio ciò che siamo stati, per capire che Catanzaro ha una storia, ma soprattutto un futuro».
La chiusura della presentazione del volume è stata affidata alla nipote di Montuoro, Fiorella Cannatà, che ha ricordato la figura dello studioso con emozione e sincera commozione anche da parte di molti presenti in sala.