Che le banche influiscano molto sulle nostre scelte e vite lo abbiamo capito da qualche tempo, ma abbiamo davvero compreso la portata delle loro ingerenze nella nostra vita quotidiana?
Nonostante l’argomento insolito, quasi mai affrontato su di un palcoscenico, Giovanni Meola-Virus Teatrali ha colto la sfida e le sue circa 60 repliche di “Io so e ho le prove”, andato in scena ieri sera al Parco della Biodiversità per Armonie d'Arte Festival, sembrano confermare la bontà di un progetto decisamente interessante.
Il lavoro teatrale proposto dall’attore e regista, che ne ha curato anche il testo, è una riduzione dall’omonimo libro con sottotitolo “La conversione di un ex manager bancario”, di Vincenzo Imperatore: vero e proprio caso letterario, il volume è la testimonianza di chi, uscito da quel mondo dopo una presa di coscienza, ha scelto di denunciare ogni nefandezza di cui è stato anche complice, di ogni segreto e strategia posta in essere dalle banche a danno dei correntisti e ancora di più, dei piccoli e medi imprenditori che, nonostante tutto, continuano a reggere l’economia del nostro Paese, sottostando alle manipolazioni dei potenti.
Lo spettacolo di Meola segue il racconto del libro, romanzandolo in alcuni momenti, ma non si discosta dal tema, proponendolo in maniera fresca e a tratti divertente: sul palco insieme a lui c’è Daniela Esposito perfetta spalla in un lavoro che parte come un monologo, ma è tutt’altro.
Esposito contribuisce al racconto senza proferire parola, con vocalizzi, suonando strumenti, rappresentando i vari personaggi che il protagonista incontra, una sorta di sintesi tra rumorista, musicista e mimo.
Meola dà il ritmo a tutto: canticchia, balla, dialoga con i suoi spettatori, li coinvolge e riesce a catturarne l’attenzione fino alla fine, ma visto l’argomento, lasciando però l’amaro in bocca.
(Carmen Loiacono per Area Teatro.
Foto: Angelo Maggio)