Quando le luci si accendono, Lino Guanciale è al centro del palco, assopito su una sedia, mentre simula il viaggio dello spettatore addormentato, descritto dal grande Ennio Flaiano come "lo spettatore perfetto, unico e ideale", che nel passaggio dalla veglia al sonno riesce ad acuire i sensi, a liberarsi dalle scorie, sollevando i piedi da terra per piantarli sulle nuvole. Dopo aver scherzosamente consegnato un campanaccio ad uno degli spettatori in platea, Guanciale entra nel vivo di "Non svegliate lo spettatore", lo spettacolo prodotto dal TSA Teatro Stabile d’Abruzzo in collaborazione con Stefano Francioni Produzioni, con le musiche e la regia di Davide Cavuti, andato in scena al Teatro Politeama Mario Foglietti per la rassegna Musica&Cinema che chiude la stagione ufficiale del teatro cittadino con il ritorno di uno dei più amati protagonisti del palcoscenico, del cinema e della tv applaudito da un gremito pubblico in ovazione.
Accompagnato da Davide Cavuti che ha emozionato con i suoi assoli alla fisarmonica, Guanciale ha regalato al pubblico catanzarese un ritratto autentico e appassionato dello scrittore, critico teatrale e sceneggiatore cinematografico abruzzese, geniale autore di aforismi, selezionati e raccolti in sequenze di "batteria", accanto all'interpretazione di alcuni testi tratti dalle sue recensioni più famose, come quella dell’Amleto di Shakespeare andato in scena nel 1961 per la regia di Carmelo Bene, con cenni al suo "Tempo di uccidere", l'unico romanzo di Flaiano con cui vinse il Premio Strega, e ancora, al più grande insuccesso della sua carriera, "Un marziano a Roma", spettacolo teatrale tratto dall’omonimo romanzo dello sceneggiatore, interpretato da Vittorio Gassman, sulla cui sfortuna Flaiano ironizzò rispondendo ad un giornalista con la frase rimasta nella storia "a me l'insuccesso mi ha dato alla testa".
Guanciale si cala anche nei panni del Flaiano "scrittore satirico minore dell'Italia del benessere", come egli stesso si definiva, salendo a bordo dell'automobile, simbolo del boom economico, e nell'autore di uno degli articoli dedicati a Luigi Tenco, uscito nel 1968, che in realtà fu scritto in occasione del Festival di Sanremo 1967, l’anno del suicidio di Tenco, momento in cui Guanciale raggiunge gli apici della sua interpretazione anche attraverso il canto, accompagnato dalla fisarmonica di Cavuti sulle note di "Mi sono innamorato di te". Ancora momenti altissimi, in cui emergono gli aspetti più intimi di Flaiano, nello scambio epistolare con il regista Federico Fellini, ma soprattutto il suo "amore purissimo" per la figlia che la vita gli strapperà prematuramente, a cui Flaiano dedica uno scritto interpretato magistralmente da Guanciale, da cui viene fuori il dolore di un padre che si consola evocando la bellezza e la forza di un legame che la morte non potrà mai spezzare, che continua a vivere “sopra le nuvole”.