Le mani di Pierpaolo Bonaccurso raccontano già da sole, non intervengono a supporto della parola, sembra quasi il contrario: la gestualità dell’attore e autore è infatti l’interprete in più su cui “La maledizione del Sud” può contare. Lo spettacolo prodotto dalla compagnia teatrop di Lamezia è andato in scena venerdì sera al Cinema Teatro Comunale Catanzaro penultimo appuntamento della rassegna Il Teatro viva, organizzata dalla stessa struttura teatrale gestita dall’associazione Teatro Incanto, e ha dimostrato ancora una volta come l’arte di raccontare, vada ben oltre la semplice enunciazione.
Bonaccurso, con un monologo di poco meno di un’ora in dialetto calabro-siciliano, prende per mano lo spettatore e lo trascina piacevolmente a conoscere la leggenda senza tempo di Colapesce: l’eroe spavaldo, legato alla famiglia, forse un semidio, pronto a lottare contro ogni paura, eppure umile fino alla fine, è davanti agli occhi del pubblico, sebbene non sia mai in scena. Magie della narrazione.
Sul palco invece, insieme a Bonaccurso, c’è Fabio Tropea che esegue dal vivo la colonna sonora dello spettacolo: attraverso la marimba, i tamburi, il didgeridoo, finanche una ciotola con dell’acqua e dei calici, il musicista contribuisce a portare il Mediterraneo in scena, quel mare che accomuna Sicilia e Calabria, non a caso ricordato con Scilla e Cariddi.
Insomma, non è un caso se La maledizione del Sud ha ottenuto ben tre riconoscimenti alla seconda edizione della rassegna “Avanti attori” di Prato, il Premio della giuria, quello del pubblico e come Migliore attore per Bonaccurso, appunto.