In occasione dei centocinquanta anni dalla morte di Giuseppe Mazzini, il Comitato Dante Alighieri Catanzaro ha voluto ricordare la figura del padre del Risorgimento italiano offrendo un interessante parallelo tra i due grandi spiriti dell'amor patrio, due personaggi fortemente legati al concetto di nazione e di unione tra gli stati le cui teorie sono ancora oggi di grande attualità. La giornata della Dante intitolata "La Patria dei grandi spiriti. L'Italia di Dante e Mazzini" che si è svolta nella sala conferenze del Museo Storico Militare "Brigata Catanzaro", è stata incentrata sulle relazioni del prof. Luigi La Rosa, consulente letterario e socio del Comitato, e di don Giuseppe De Simone, docente all'Istituto teologico calabro San Pio X e presso la Facoltà teologica di Napoli, inframezzate dalla lettura dei passi salienti tratti dalla Divina Commedia affidata agli attori del Teatro di Calabria, Mariarita Albanese e Salvatore Venuto. La presidente del Comitato Dante Alighieri, Teresa Rizzo, che ha introdotto i relatori, ha ricordato le prossime iniziative del Comitato, soffermandosi sulla donazione fatta in occasione del Dantedì del leggìo installato nel Parco della Biodiversità affinché quello possa essere un luogo di incontro, riflessione e studio per i giovani.
Partendo dal curioso parallelo, come il prof. La Rosa l'ha definito, che lega le figure di Dante e Mazzini, è stato offerto un interessante excursus sulla vicenda che riguarda il famoso saggio "Dell'amor patrio di Dante" che Mazzini scrisse in forma anonima nel 1826 in risposta ad un articolo del generale Guglielmo Pepe apparso su "L'Antologia" in cui si rimproverava a Dante l'ostilità verso Firenze e il suo eccessivo guelfismo. Un articolo mai pubblicato sulla rivista fiorentina che riappare soltanto nel 1838 sulle colonne del torinese "Subalpino", scoperto nel giorno del trentatreesimo compleanno di Mazzini da sua madre, Maria Drago, che glielo spedisce da Genova a Londra, dove egli si trovava in esilio. Attraverso il cenno ad una delle opere più importanti di Dante, il "De Vulgari Eloquentia", il prof. La Rosa ha sottolineato la grande intuizione di Dante, che già nel Trecento aveva compreso che non può esistere unità politica senza unità linguistica, affermando che bisognava andare alla ricerca di una lingua comune e che esisteva già un Italia, non politica ma intellettuale e spirituale, "una corte dello spirito, un luogo dell'anima che ci fa sentire italiani" che risiede nel grande patrimonio culturale e sociale che accomuna tutta la nazione.
Don Giuseppe De Simone, che ha portato i saluti del Comitato Dante Alighieri di Cosenza, dopo aver parlato della nascita del primo seminario teologico calabrese ad opera di Papa Pio X, ha affrontato il tema della grande religiosità mariana del Sommo Poeta, che si manifesta nella Divina Commedia in cui Dante tratteggia la figura della gentil donna Beatrice. Don De Simone, dopo aver passato in rassegna i Pontefici che hanno omaggiato la figura di Dante, si è soffermato sulla lettera apostolica "Candor lucis aeterna" di Papa Francesco scritta in occasione del VII centenario della morte di Dante Alighieri, in cui la Chiesa si unisce alla commemorazione dell’uomo e del poeta "profeta della speranza, messaggero di una nuova esistenza che anela alla pace", che "molto meglio di tanti altri, ha saputo esprimere, con la bellezza della poesia, la profondità del mistero di Dio e dell’amore".