Le Città sono organismi viventi, nascono, si sviluppano, si consolidano, si fondono tra loro ed anche quando apparentemente “muoiono”, lasciano una traccia inseguita per millenni da storici, archeologi, narratori ...
Le due grandi direttrici contemporanee, sostenibilità e innovazione, hanno introdotto rispettivamente i principi di Metabolismo Urbano e Smart City, ma poco ci dice tutto ciò circa la natura umana di ogni città.
Dove ricercare l’anima cittadina? Come decifrarne il carattere? Secondo quali flussi si muove l’energia urbana? Cosa ne condiziona l’umore?
Ogni comunità, nella sua essenza stanziale e nomadica insieme, costruisce e sedimenta un proprio genius loci, tramandandolo (e tradendolo) nel tempo, fino a diventarne ossatura e ossessione. Ma l’umore è cosa diversa. È oscillazione, fragilità emotiva, assestamento; un rifugio flessibile e saggio, capace di difendere da ogni pericolosa rigidità.
Ogni agglomerato urbano, e Catanzaro non sfugge a questa regola, ha quindi costruito e rinnovato il proprio perno identitario intorno ad elementi multipli: storia, cultura, arte, tradizioni, dialetto, figure iconiche, comparti produttivi, fede ...
Ma le Città hanno anche carattere, sentimento e umore proprio. E Catanzaro, a nostro avviso, è pervasa da un’energia sottile che tutto avvolge; un sentimento profondo, radicato, ma instabile; un flusso che condiziona l’umore della Città: “il Catanzaro”.
Non è necessario essere esperti di calcio per avvertire questo sentire collettivo; si possono ignorare le regole del gioco, non essere mai entrati al Ceravolo e finanche provare fastidio per tutto ciò che è pratica e rituale sportivo, ma si verrà ugualmente investiti dall’onda emotiva.
Ne abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione in occasione dell’ultima partita casalinga, quando la Città dei tre colli ha vissuto la propria passione attraversando le varie fasi in un crescendo esaltante che ha coinvolto tutti e tutto, dalla fase preparatoria fino all’acme orgasmico ed al successivo graduale rilassamento ... ma solo in attesa del prossimo amplesso.
In un territorio frammentato in quartieri, attraversato da polemiche quotidiane, incapace di coesione sociale e restio a qualsiasi rito collettivo, neanche se propiziato dal Santo protettore, a distanza di oltre 50 anni dalla sua mitica prima ascesa nella massima serie, è ancora il giallorosso della squadra di calcio a condizionare l’umore diffuso.
E comunque tra Umore e Amore la differenza è solo un’A.