La volta celeste nell’arte e la concezione dell’Universo secondo Dante sono stati gli argomenti centrali del terzo degli incontri promossi dal Comune di Taverna insieme all’Associazione Polaris Ets nell’ambito della rassegna “Esplorando lo spazio celeste. La Natura dello Spazio”, il progetto sostenuto dalla Regione Calabria per il Sila science park & FATA museum
Nel pomeriggio di sabato, nella sala conferenze del Complesso monumentale San Giovanni, protagonisti dell’appuntamento condotto dal direttore della scuola di Alta formazione dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, Stefano Alcaro, sono stati lo storico dell’arte Stefano Zuffi, curatore della pinacoteca civica di Ancona, e Sandra Savaglio, ordinario di Astronomia e Astrofisica all’Università della Calabria.
A Stefano Zuffi è toccato il compito di illustrare, con la proiezione di fotografie dei capolavori in questione, come l’arte nel corso della storia ha riflettuto le varie concezioni stellari: tra mitologia, astrologia e astronomia, ma soprattutto scienza, grazie ai mosaici di Ravenna e i quadri di Van Gogh – ad esempio -, il docente ha divertito proponendo esempi di opere che hanno catturato l’attenzione dei tantissimi presenti, soprattutto dei giovanissimi dai quali sono arrivate, a fine intervento, domande spiazzanti e non banali.
A seguire Sandra Savaglio ha raccontato l’Alighieri e le sue osservazioni celesti messe in parole nella Divina Commedia e nel Convivio: «Dante era molto colto – ha detto -, era di una cultura enciclopedica. C’è tanto da imparare su di lui e da lui, ma di certo non è quello che si studia a scuola». Partendo dal sistema tolemaico che vigeva all’epoca, che vuole la Terra al centro dell’Universo, passando per la geometria descritta nella Commedia, per la quale si era ispirato a Gioacchino da Fiore, il Sommo Poeta finisce con l’arrivare alla possibilità di finitezza dello Spazio, teoria sostenuta da Einstein.
Savaglio ha tracciato un Dante insolito, appassionato studioso di astronomia, come confermato anche dal “Trattatello in Laude di Dante” di Giovanni Boccaccio, citato poi da Zuffi, che ne racconta la passione per le stelle.