È cominciato nel segno dei Black Sabbath l'incontro organizzato al Museo del Rock Catanzaro sabato pomeriggio con Franco Brizi, autore di "Vertigo – 1969-1976 Discografia Completa”, pubblicato da Iacobelli Editore.
Lo storico ed esperto del prog, coadiuvato dal padrone di casa Piergiorgio Caruso e ai piatti dal giornalista Giuseppe Panella, ha infatti ripercorso con i numerosi presenti gli anni in cui l'etichetta inglese si caratterizzò per la pubblicazione di album prettamente progressive e hard rock.
L'incontro ha previsto l'ascolto di alcuni brani rappresentativi della produzione della Vertigo, a partire proprio da “Paranoid” e dall’omonimo pezzo della band inglese, tra gli artisti di punta dell’etichetta. Da lì si è poi passati ai Gentle Giant di “Funny ways”, a Ramases con “Life child”, ai Colosseum di “Butty's Blues” e “Theme for an imaginary western”, “Gypsy” degli Uriah Heep, “The man” dei Patto. E poi ancora i Magna Charta di “Give me no goodbye” e il Rod Stewart di “Handbags & Gladrags”.
Di fianco all'ascolto dei brani introdotti da Brizi e Caruso, è stata data anche la possibilità di visionare le copertine dei relativi vinili: vere e proprie opere d’arte a partire dalla grafica per finire agli insoliti packaging. L’incontro è stato pure occasione per raccontare aneddoti nati nei circa venticinque anni di amicizia tra i due relatori, un rapporto fatto di scambi culinari – a base di amatriciana, carbonara e morzello – oltre che musicali, con un particolare ricordo, con la partecipazione dei presenti, del vecchio negozio di Domenico Vasapollo in via Mario Greco.
«Catanzaro è una città amica per me», ha confermato il romano Brizi che a chiusura dell’incontro ha avuto modo di raccontare il libro da cui è partito tutto: «Sulla Vertigo girava un ospucolo, ma non bastava – ha spiegato mostrando il suo volume da 512 pagine e il libriccino, a confronto -, perché la musica non è solo musica o arte musicale, è anche il contorno di un’espressione ed era giusto far conoscere e descrivere pure le emozioni nate da questi dischi. Gli artisti – nel libro, ndr -, vengono visti non solo per il disco e la copertina, ma anche attraverso foto, date di concerti, recensioni sia da parte della stampa inglese sia da parte di quella italiana».