Un classico statunitense del 1949, un capolavoro di straordinaria attualità.
Morte di un commesso viaggiatore, andato in scena ieri al Teatro Politeama, narra la storia di un uomo semplice ma dai grandi sogni, troppo grandi per lui.
Willy è un commesso viaggiatore che ha sempre rincorso il successo e il benessere promessi dal sogno (o illusione?) americano. Al rientro da uno dei suoi viaggi di lavoro ammette di essere stanco e di non poter svolgere più quella professione e trova a consolarlo ed incoraggiarlo, come sempre, la moglie Linda.
Da qui la narrazione della sua vita tra presente, passato e immaginazione delirante, chiaro sintomo quest’ultimo di una mente ormai disequilibrata.
Il bilancio della sua vita è fallimentare, soprattutto se paragonato al successo di suo padre, di suo fratello Ben (che si materializzerà spesso nel suo immaginario) e di un anziano rappresentante conosciuto tanti anni prima.
Riversa le sue ambizioni, “essere sempre il migliore in ciò che si fa”, sul figlio Biff, talentuoso giocatore di football, che misteriosamente, dopo essere andato a trovare il padre a Boston, abbandona tutti i suoi sogni (si scoprirà in seguito che durante quel viaggio Biff scoprì a Boston la relazione clandestina di Willy e la delusione fu tale che decise di rinunciare ai prestigiosi studi universitari diventando addirittura un ladro); non va meglio con Happy, l’altro figlio, squallido Casanova dal lavoro umile.
A ricordare costantemente a Willy il fallimento della sua vita è Charley, caro amico, a cui deve spesse elemosinare i soldi necessari alla sopravvivenza della famiglia Loman e che ha invece cresciuto un figlio studente modello e futuro avvocato di successo.
In un accavallarsi di ricordi e immaginazione Will, bighellonando per la città, racconta tutta la sua esistenza in un tragico altalenarsi di aspettative deluse, illusioni, disperazione, ambizioni, ingratitudine, tradimenti.
Quando il commesso viaggiatore rientra a casa ha un violento diverbio con i figli che sembra essere sedato dalla remissiva Linda, ma la mente stravolta di Willy non gli lascerà scampo, portandolo al suicidio proprio nel giorno in cui era stata pagata l’ultima rata del mutuo della loro abitazione.
La piece si concluse con il funerale che si svolge nella completa indifferenza della comunità, ma del resto “chi ha detto che devi essere simpatico a tutti?”.
Morte di un commesso viaggiatore è stato sicuramente uno degli spettacoli più profondi e coinvolgenti della stagione del Teatro Politeama, alla cui gestione va il merito di una tenace volontà di non depauperare la città della fruizione del Teatro, offrendo un cartellone eterogeneo, spesso rivolto (finalmente) anche ai giovani.
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