Un convegno di approfondimento e un cortometraggio in stile documentaristico per svelare la sua arte e i luoghi della Calabria settentrionale in cui operò.
Tra i nomi di pittori illustri come quello di Mattia e Gregorio Preti, Francesco Cozza e ancora Andrea Vaccaro, Giuseppe Marullo e Cesare Fracanzano, il capitolo dedicato all’arte del Seicento calabrese annovera anche quello meno noto di Giovanni Battista Colimodio. Una figura che attende di essere valorizzata e di ottenere la giusta ‘popolarità’ non solo tra gli addetti ai lavori, che nell’ultimo ventennio si stanno già interessando a ricostruite la sua vita e contestualmente ad offrire un’accurata lettura delle sue opere, ma anche tra il ‘grande pubblico’ la cui curiosità non può che essere suscitata attraverso un’efficace attività di divulgazione.
Con questo intento l’Associazione Eos Sud ha promosso nel pomeriggio di ieri un convegno per accendere i riflettori su questo affascinante personaggio attraverso la narrazione di tre qualificati studiosi:
, storica dell’arte, Vincenzo Tucci, archivista e Alberto Pincitore, storico dell’arte e autore della prima monografia su Colimodio.
Durante l’evento – inserito nel programma regionale 2020 nell’ambito del Fondo unico per la cultura e tenuto in modalità streaming dalla Biblioteca comunale “Filippo De Nobili” – è stato trasmesso, in anteprima, anche il primo short-movie interamente dedicato a Giovanni Battista Colimodio: un viaggio nella bellezza in stile documentaristico che attraverso parole, musica e immagini, offre l’occasione per riscoprire e divulgare la conoscenza dell’artista e dei luoghi suggestivi della Calabria in cui il pittore visse ed operò negli anni centrali del Seicento.
Si tratta dell’area della diocesi di Cassano Ionio — oggi spartita con la diocesi di San Marco Argentano -Scalea, in cui attualmente ricade appunto Orsomarso, sua città d’origine — che comeaveva già scritto lo studioso Giorgio Leone si presentava come “un luogo in cui vivace era la circolazione di artisti e di opere, sulla scia di quanto era stato promosso e commissionato tra fine Cinquecento e inizio Seicento dalla Chiesa locale sull’onda della fioritura dell’arte sacra in seno alla Controriforma”.
Una Chiesa che si afferma come stabile organismo politico e che in quel periodo storico fu il committente per eccellenzaaffidando alle arti figurative la missione dell’evangelizzazione.
La ricostruzione documentale compiuta da Pincitore, oltre a confermare l’appartenenza di Giovanni Battista alla dinastia di pittori Colimodio, ricostruisce le tappe fondamentali della sua vita artistica: dopo essersi formato nella bottega del padre Francesco Antonio, dove apprese i primi rudimenti del mestiere, si inserì nell’ambiente artistico partenopeo dove intrecciò legami con la famosa pittrice Artemisia Gentileschi.
Dopo il soggiorno a Napoli fece ritorno in Calabria quando aveva all’incirca 39 anni. Era il 1649 ed è proprio a partire da tale data si inizia ad avere traccia della sua produzione. Tra gli affreschi più significativi c’è da considerare quello raffigurante San Michele arcangelo e santi nella chiesa del Santissimo Salvatore di Orsomarso.
La composizione è armoniosa e il pittore dispone i sacri personaggi all’interno di un’architettura che ricorda un arco di trionfo. Il recupero della lezione classica, palesata nel complesso degli elementi architettonici dipinti, rimanda a quanto Colimodio apprese nel periodo napoletano: muovendosi tra espressioni naturalistiche ed enfasi classiciste, che per il pittore potrebbe rappresentare quella sorta di ritorno al passato avvenuto anche nell’arte di Artemisia Gentileschi.
Altre opere a lui attribuite sono: l’Adorazione dei pastori, dipinta tra il 1657 e il 1663, dove è possibile ipotizzare in un personaggio raffigurato la presenza di un suo autoritratto, più rivolta al naturalismo rispetto alla Madonna col bambino in trono e santi datata 1666, di netta ascendenza classicista e ancora nella bellissima Santa Lucia.
A Orsomarso si conservano le pale d’altare effigianti la Madonna di Schiavonea fra i santi Pietro e Giovanni Battista con donatore dove il pittore dispone le figure seguendo un ordine gerarchico, così come nella splendida Sacra Famiglia con Sant’Agata, entrambe databili intorno al 1663, esposta anch’essa nella chiesa di San Giovanni Battista.
Sulla volta dello stesso edificio sacro il pittore dipinse l’Eterno Padre.
Di Colimodio anche due importanti cicli di affreschi: quelli del presbiterio del Santuario della Madonna della Catena di Cassano all’Ionio e quelli che decorano la chiesa del Santissimo Salvatore di Cosenza. In entrambi i casi però, va precisato, che le pitture così come le possiamo vedere oggi sono l’esito di interventi e integrazioni successivi.
Nel Santuario di Cassano all’Ionio è possibile attribuire al pittore il completamento seicentesco della sacra immagine della Madonna della Catena effigiata sull’altare maggiore.
Nel ciclo di affreschi della chiesa del Santissimo Salvatore o di Sant’Omobono a Cosenza sono raffigurati il Salvator Mundi, la Mater Dei e gli Apostoli.
Insomma conoscere le sue opere significa mettere in lustro una pagina di storia della Calabria.