Simbolo è una parola bellissima. Per i latini indicava un segno di riconoscimento, un’immagine immediatamente familiare. Per i greci, il termine rimandava invece a ciò che è in grado di legare, di tenere insieme, qualcosa che sappia “fare comunità”. I simboli, pertanto, solo luoghi, prodotti, immagini o personaggi in grado di instaurare un legame identitario e affettivo tra coloro che li riconoscono come tali.
Sui simboli identitari di Catanzaro si è concentrata la produzione artistica di Mista Mark (Mista, nello slang giamaicano, equivale alla pronuncia di Mister), al secolo Matteo Marcucci, catanzarese, 36 anni, che si è laureato in Scienze dell’amministrazione (titolo che gli è servito per lavorare con competenza nel settore pubblico) ma poi è tornato tra i banchi di scuola per frequentare il Liceo Artistico.
Dal Ponte Morandi al vento, dal Cavatore a Palanca, fino al patrono della città, San Vitaliano, Mista Mark si è dedicato alla reinterpretazione artistica dei simboli della città. In un caso la tecnica è semplice, le citazioni rimandano a Keith Haring, l’artista che stilizzava gli omini. “Ho messo insieme simboli che sono nell’immaginario collettivo, con un’operazione di composizione e di semplificazione dei tratti che potesse raccontare la città in un’opera di pochi centimetri” racconta l’artista.
C’è poi una serie di stampe che raccontano la città con immagini capaci di suscitare suggestioni, senso di appartenenza e persino ricordi: “Subito dopo il lockdown, quando i locali potevano riaprire al pubblico, il titolare del Rizzi’s, che era diventato un punto di riferimento culturale, mi chiese di pensare a delle opere da esporre all’interno. Da lì è nata l’idea dell’opera dedicata alla Brasilena, la bibita tipica catanzarese che gli studenti fuori sede fanno conoscere al Nord. Pertanto, un simbolo della città. Ho fatto la stessa operazione che Andy Warhol fece con la Coca-Cola riproducendolo l’iconica bottiglia. Nella stessa serie c’era la carta regalo di Ancer Giocattoli, un negozio storico di Catanzaro, che ha rappresentato per più generazioni una grande emozione”, racconta Marcucci. Trovare un pacco regalo sotto l’albero o nei giorni festivi con una carta dal fondo bianco e l’immagine di un leone blu e rosso significava aver ricevuto qualcosa di bello. A livello stilistico, qui la citazione è al maestro Mimmo Rotella, artista catanzarese che strappava i manifesti.
Un’altra stampa era dedicata alla Meridiana di Piazza Matteotti, opera poi abbattuta e sostituita da una fontana triangolare dalla base in vetro. “È una scala che è stata molto criticata, da sempre poco apprezzata. Ma c’era un discorso generazionale: tutti gli studenti prima o dopo la scuola si incontravano lì per chiacchierare, ascoltare la musica, stare insieme. Quindi anche se l’aspetto architettonico era discutibile, a livello sociale ha avuto un significato” sottolinea Marcucci. La citazione, in questo caso, è all’artista pop Roy Lichtenstein, che usava ingigantire i fumetti e usare i balloon. Mista Mark ha riprodotto quello stile, in un esperimento tipo poster, che ha avuto molto richieste dagli studenti fuori sede, desiderosi di portare nelle loro camerette al nord un pezzo di infanzia e della città di origine.
Un’altra opera dal fortissimo carattere simbolico e identitario è quella dedicata al calciatore Massimo Palanca, idolo dei tifosi giallorossi degli Anni Settanta e Ottanta. Ma Mista Mark ci tiene a precisare che non è solo una questione di tifo. “Il mio non è tanto un omaggio alla squadra o al calciatore in sé. Tutto parte da una citazione, come avviene sempre nella pop art. C’è un artista americano, Shepard Fairey, che rifacendosi al film They Live (1988) del regista John Carpenter ha dato vita a un progetto di street art, usando la parola Obey. Ho pensato che, solamente cambiando una lettera, avrei potuto trasformare Obey in Orey, come Palanca viene chiamato in città”. Con un’operazione semplice ed efficace, con un intervento sul logo originale e sul volto del wrestler André The Giant con l’aggiunta dei baffi, segno riconoscibile dell’indimenticabile calciatore giallorosso, Mista Mark ha realizzato la sua opera.
“È una citazione esplicita e riconoscibile. Mi piaceva l’idea di un calciatore che ha trovato la sua fortuna in una cittadina di provincia. Volevo mettere in risalto come fosse riuscito a esprimersi e a imporsi in una situazione di marginalità sociale trovando una similitudine anche nella sua caratteristica di fare gol dal calcio d’angolo, tredici in carriera, da una zona marginale del campo da gioco” spiega Marcucci. Il messaggio dell’opera è chiaro: anche dalle periferie del mondo si può far sentire la propria voce, esprimere il proprio talento e realizzarsi, pur non avendo le stesse possibilità di chi nasce o vive in una metropoli.
Tra le opere di Mista Mark non poteva certo mancare il Ponte Morandi, che da più di sessant’anni viene usato per rappresentare Catanzaro. “Sono partito dall’immagine della confezione delle più famose Chewing-gum e ho sostituito il ponte di Brooklyn con quello di Catanzaro. Era il periodo dell’inchiesta sui materiali utilizzati per il rifacimento dell’imponente viadotto e l’operazione si chiamava proprio così” spiega l’artista, che sottolinea come “un piccolo dettaglio cambia il senso dell’immagine e della parola. Come Duchamp fa con la Monna Lisa, a cui aggiunge i baffi. Un solo elemento, un gesto bambinesco, cambia il significato del messaggio. Parlare della nostra realtà richiede a volte di essere critici e pungenti” sottolinea Marcucci.
Ma qual è stato il suo percorso? “Non ho una formazione artistica. Ho studiato altro e nel frattempo coltivavo la passione per l’immagine, i fumetti, la grafica e per l’arte in generale. Ad un certo punto ho iniziato ad avvicinarmi al mondo della grafica pubblicitaria. Sono iniziate le prime commissioni, legati al mondo dei locali o della musica. Ho disegnato qualche copertina di album, flyer per promuovere iniziative e feste. Poi ho cercato di spaziare, non applicando la grafica in senso tecnico. Sono andato avanti da autodidatta, creando un ibrido tra il prodotto di grafica e le scritte a mano. Era un modo di inserire la mia artigianalità in un modello digitale. Con il tempo ho iniziato a produrre delle stampe che avevano un carattere artistico, secondo il criterio che già dagli Anni Sessanta, da Andy Warhol in poi, si è definito in questo confine molto labile tra la comunicazione pubblicitaria e l’arte” aggiunge ancora Mista Mark.
Dalla grafica digitale, Marcucci è poi passato a proporsi come artista, con un approccio più “fisico” dei suoi lavori, pur non abbandonando del tutto i mezzi digitali. E si è avvicinato sempre di più a tele, pennelli, spray, pennarelli, strumenti tradizionali per fare arte.
Quindi è arrivata la prima esposizione, nella galleria d’arte di
Verduci nel centro storico di Catanzaro. “Il titolare ha creduto nella mia propensione artistica e mi ha dato spazio, a Natale 2021, per organizzare una mostra. Per l’allestimento mi sono cimentato nella produzione di pezzi unici. Il buon riscontro ottenuto in quell’occasione mi ha incoraggiato a proseguire questo percorso, allontanandomi sempre più dal discorso pubblicitario e avvicinandomi invece al mondo delle gallerie d’arte”.
Ma quali sono le sue ispirazioni artistiche? “Anche Warhol in primis, il padre della pop art americana. Punto di riferimento per chiunque si approccia al mondo dell’immagine. Allo stesso modo Jean-Michel Basquiat, che come estetica è l’artista a cui mi ispiro di più. E poi Keith Haring, che con la semplicità del suo stile ha aperto le porte di un nuovo mondo” sottolinea ancora MistaMark, il cui primo interesse sono stati i fumetti, i cartoni animati, la musica, tutti elementi che hanno influenzato e arricchito la sua immaginazione. Tra i riferimenti più importanti, la serie tv “I Simpson”, così come la blackmusic, il reggae e l’Hip pop, in generale tutte le subculture giovanili come il punk, il new wave. “Sono tutti sistemi da cui attingo artisticamente.
Tutto ciò che mi circonda è fonte di ispirazione. Anche osservare i manifesti con riferimento all’arte di Mimmo Rotella, che dai poster pubblicitari trovava ispirazione per le sue opere. Del mondo della pubblicità mi ha sempre affascinato il modo in cui si riesce, con l’uso di un linguaggio specifico, a entrare nella vita e nell’immaginario di tutti” sottolinea ancora Mista Mark.
In questo momento le opere di Mista Mark sono esposte a Basilea, in Svizzera, in un hotel che ospita ciclicamente opere d’arte, assecondando la vocazione della città. E per il futuro c’è già qualche anticipazione. Marcucci sta ora lavorando su tele molto grandi (dimensioni superiori a 70x100) con tecniche tradizionali, non stampe. “Sperimento traiettorie di nuova estetica, meno pop rispetto alle produzioni precedenti. Opere meno immediate, a differenza del pop che è molto leggibile. Sto spaziando in un’estetica più ruvida, che definirei punk, sempre dai colori accessi. Una città piccola come Catanzaro offre meno palcoscenici per l’arte rispetto a una grande città, ma ci sono degli aspetti positivi. La dimensione più ridotta permette di conoscersi, di creare scambi. C’è un certo fermento artistico, c’è interesse. È un buon punto di partenza”.