Con la sua regione, Saverio Strati, ha avuto un rapporto difficile, talvolta conflittuale. “Io amo profondamente la mia Calabria, ho dentro di me il suo silenzio, la sua solitudine tragica e solenne. Sento che pure qualcosa dovrà venire fuori da lì: un giorno o l’altro dovrà ritrovare dentro di sé ancora quelle tracce che conserva dell’antica civiltà della Magna Grecia”. Era la speranza del grande scrittore calabrese, che ha raccontato le vicende degli ultimi, il tema del lavoro e dell’emigrazione, l’arretratezza e la voglia di riscatto della sua gente, inserendosi di diritto nel filone neorealista. E adesso, a cento anni dalla sua nascita (il 16 agosto 1924, a Sant’Agata del Bianco, Reggio Calabria) e a dieci dalla sua scomparsa (morì a Scandicci, Firenze, il 9 aprile 2014, all’età di novant’anni) Catanzaro rende omaggio alle sue opere e alla sua figura, mai celebrate come avrebbero meritato.
Strati sarà il protagonista del secondo degli “Incontri del giovedì”, il 27 giugno, alle ore 18. È un altro degli appuntamenti collaterali della rassegna “Le grandi mostre di fotografia dell’umano”, organizzata dalla
Cine Sud, di
Francesco Mazza, con il patrocinio dell’amministrazione comunale.
Lo Spazio "
Coriolano Paparazzo" in Corso Mazzini 189/B, ospiterà il dialogo tra la scrittrice
Giusy Staropoli Calafati e Francesco Mazza, regista del documentario "Saverio Strati - Parole come pietre", che verrà proiettato nel corso della serata. Le letture saranno affidate ad Aldo Conforto e
Anna Maria Corea, per accendere i riflettori su Strati come uomo, oltre che come scrittore e cantore della sua terra e della sua epoca. Il pubblico potrà partecipare al dibattito, intervenendo e stimolando le riflessioni dei relatori.
Il documentario ha visto alla regia Francesco Mazza, produttore ed editore, nonché fondatore della Cine Sud, che racconta il perché dell’iniziativa su Strati, che segue altri eventi già organizzati di recente. “Dopo le prime due mostre fotografiche, ‘Contro la guerra–Ritratti dell’infanzia negata’ di Pino Bertelli, e ‘Popoli in movimento’, di Francesco Malavolta, sul tema dell’immigrazione, da pochi giorni è stata inaugurata la mostra ‘Nega Project–Alla ricerca della Bellezza’, con gli scatti di Nino Bartuccio” racconta Mazza. Tutta la rassegna è incentrata sull’umano, così come gli appuntamenti culturali. E in questa scia si inserisce anche l’approfondimento su Strati, in gran parte focalizzato sul suo vissuto.
“Il documentario è stato realizzato nei primi Anni Novanta, quando ancora in pochi si erano accorti della grandezza di questo scrittore. Qualche pagina è dedicata a lui anche nel libro ‘Il Terzo Regno’. Adesso, finalmente, Strati dovrebbe essere inserito nei programmi scolastici, dopo un accordo firmato con la Regione Calabria” sottolinea con soddisfazione Mazza. Quello su Strati non è l’unico lavoro documentaristico. Altri lavori di approfondimento sono dedicati a Corrado Alvaro, San Francesco di Paola, e gli artisti Paolo Condurso e Gerardo Sacco, così come al musicista Alessandro Longo. “Ho voluto realizzare il documentario su Strati perché a mio giudizio non raccontava la Calabria dall’esterno, ma descriveva dal di dentro la sua vita e le sue difficoltà” racconta ancora Mazza, che sottolinea con vigore la figura dello scrittore. “Fino all’età di vent’anni, Strati aveva fatto il contadino, poi il muratore, ma aveva la passione della lettura per scoprire il mondo, come scrive nel romanzo Tibi e Tàscia, nel quale uno dei personaggi dice: vorrei avere tanti libri, per leggerli e scoprire com’è fatto il mondo” spiega sempre Mazza. Con grande caparbietà, Strati è riuscito a diventare un grande scrittore, vincitore anche del Premio Campiello nel 1977, e autore di pagine e opere straordinarie, tradotte in diverse lingue nel mondo. Da qui, la voglia di Mazza di raccontarlo. “La mia curiosità, la voglia di conoscerlo a fondo, è servita per la realizzazione del documentario - sottolinea ancora il regista -. I testi sono stati scritti dal magistrato Alessandro Fiale, che assieme a me ha firmato diverse opere. Fra i temi che Strati ha trattato maggiormente c’è quello dell’emigrazione. Nel documentario sale su un treno e racconta la sua vita”. A ventuno anni, Strati riceve un prestito da parte dello zio, e diventa “tra gli studenti poveri, il più ricco”. Lo zio d’America gli manda dei soldi e lui inizia a frequentare il Liceo Galluppi di Catanzaro. Poi va a Messina, dove avrebbe dovuto studiare Medicina ma dopo un anno vira su Lettere, anche se prima della tesi abbandona l’Università e si dedica alla scrittura. Fa leggere alcuni testi a Giacomo De Benedetti, che apprezza il suo scritto d’esordio: ed è così che nasce il suo primo romanzo.
Ma è soprattutto il lato umano, la personalità di Strati, che verrà valorizzata nell’evento di giovedì 27 a Catanzaro. “Strati affronta tante difficoltà. Ed è proprio questo l’aspetto che vogliamo mettere in rilievo nell’incontro. Da Mondadori gli venne rifiutato il romanzo Melina e poi Tutta una vita. Questo lo mise in una condizione economica di disagio, al punto che si vide costretto a ricorrere alla legge Bacchelli per avere un sostentamento” racconta ancora Mazza, che sottolinea come “non c’è stata l’attenzione che le sue opere meritavano, non venivano adottate neppure nelle scuole.
Quando vinse il Campiello, Strati fece una dichiarazione forte: si sono accorti che ero calabrese dopo che mi avevano premiato”. Un’affermazione che evidenziava tutta la sua amarezza. “Un calabrese proletario, uno che viene dal sud, e vince il Campiello disorienta la borghesia e attira le antipatie di quell’ambiente. Lui amareggiato continuò la sua battaglia ma non ha potuto godere del riconoscimento ottenuto” ricorda Mazza. Ma com’è stato realizzato il documentario? “Il filmato è stato montato con documenti e fiction. L’intenzione è quella di rappresentare la società meridionale di quegli anni, attraverso l’interpretazione di due personaggi, Tibi e Tàscia, due bambini. Tibi vuole crescere, migliorarsi, imparare, vuole evadere. E poi c’è Tàscia, che accetta la situazione così com’è, ha paura” sottolinea Mazza, che ha lavorato anche su Strati come scrittore di favole.
Questo Momento Letterario degli “Incontri del giovedì” punta a rendere il giusto tributo all’uomo, oltre che allo scrittore. Lo conferma la scrittrice Giusy Staropoli Calafati. “Scoprire l’umano di Strati è l’obiettivo del nostro incontro. Strati è un uomo che soffre, sia per la rigidità della famiglia, sia per le difficoltà che ha incontrato. Era un uomo di grande riservatezza. La sua timidezza è stata sempre fraintesa ed è stato giudicato come un uomo scorbutico. In realtà non amava i palcoscenici. Denunciava le cose con competenza. Fino a vent’anni ha vissuto la povertà della terra di Calabria e quindi poteva descrivere quella realtà”, spiega Staropoli Calafati, a cui si deve un lavoro di promozione delle opere di Strati, con iniziative nelle scuole.
“Quest’anno ricorre il centenario dalla sua nascita. Strati si è formato qui in città, anche se era originario di Sant’Agata del Bianco, quindi c’è un legame forte con Catanzaro. E la sua vicenda umana ci interessa molto” sottolinea ancora Staropoli Calafati. “Fino ad un certo punto aveva avuto un grande successo. Poi Mondadori rifiutò le sue opere, nel 1991, dicendo di no ad un romanzo rimasto inedito fino al 2022. E non si trovano in commercio le opere pubblicate in precedenza. Molti attribuiscono il rifiuto di Mondadori ad un nuovo assetto della casa editrice, con l’avvento di Berlusconi” ricorda ancora Staropoli Calafati. Che sottolinea: “Strati era considerato lo scrittore proletario del Sud, aveva una visione che non coincideva con quella dell’editore. È stato emarginato e cancellato dai cataloghi. Le sue vicende umane si intrecciano con quelle dello scrittore. Le sue opere sono spaccati di vita personale. Ottenne il sussidio della legge Bacchelli ma si chiuse in se stesso, vivendo male gli ultimi anni della sua vita” ricorda ancora la scrittrice. Così si spegnerà nella sua casa di Scandicci, a novant’anni, ad aprile del 2014. E adesso, dieci anni dopo la sua scomparsa, gli “Incontri del giovedì”, nello Spazio Coriolano Paparazzo, nel cuore di Catanzaro, lo celebrerà come scrittore, ma soprattutto come uomo. Scandagliando la sua arte, il suo estro, la sua sofferenza.