È uno di quei casi in cui la celebrazione liturgica, il costume locale, la bellezza della religiosità popolare e persino le annotazioni storiche si fondono diventando un unicum. La celebrazione della festa della Natività della Beata Vergine Maria (detta Bambinella), fissata dal calendario liturgico l’8 settembre, diventa nella città capoluogo un appuntamento con la fede, con la tradizione e con il patrimonio identitario della comunità. 

Ci troviamo in uno dei quartieri più antichi, sull’estremo orientale di Catanzaro, che per l’enormità dei corvi che vi si annidavano fu denominata Montecorvino (appellativo che conserva tuttora) dove sorge la chiesetta di Santa Maria de Figulis (dei vasai) ma comunemente chiamata di Montecorvino, eretta nel XIII secolo proprio dagli operai che in quel sito lavoravano il vasellame di creta e le tegole. 

Qui ogni anno si rinnova la devozione alla natività di Maria il cui inizio coinciderebbe con la fondazione di Catanzaro ad opera dei mitici capitani Cattaro e Zaro.

Le modalità di celebrazione del rito seguono lo sviluppo della storia della Chiesa dalle origini unitarie fino alla scissione tra Oriente e Occidente (dove la festa liturgica fu introdotta da Papa Sergio I), per arrivare all’epoca contemporanea. La devozione, dapprima espressa nel rito greco, giunse poi nel rito latino nelle forme attualmente in vigore. Il punto di contatto tra questi due mondi è ancora riscontrabile: a Montecorvino, infatti, l’ufficio religioso si apre nelle ultime ore della notte dell’8 settembre e termina quasi al sorgere del sole. Un rimando, un collegamento, un’eredità dal mondo bizantino dove il culto della natività di Maria era legato all’Aurora, alla luce del sole e alla Rinascita. Oggi messaggio di speranza e aurora di salvezza al mondo intero. 

“Con un’immagine molto poetica Maria viene definita come la stella del mattino che precede l’arrivo di Gesù Salvatore. Questo culto è legato al mistero della vita nascente. La benedizione è rivolta ai bambini, alle mamme, alle donne in dolce attesa, alle partorienti. Quest’anno è stata formulata una particolare preghiera per le coppie, con il rinnovo delle promesse matrimoniali per gli sposi cristiani. 

Una grande attenzione è stata rivolta agli amori feriti che nonostante hanno vissuto delle difficoltà non smettono di credere e chiedere aiuto a Dio” ha spiegato don Domenico Concolino, rettore della Chiesa di Montecorvino da quasi sei anni. Un lasso di tempo in cui ha potuto registrare un grande attaccamento da parte della comunità al culto della Madonna Bambina, la cui icona è depositata in una culla all’interno di un trono in stile barocco. 

Durante i giorni della novena, che precede i festeggiamenti, la piccola statua viene custodita in un’abitazione del rione per poi essere riportata in Chiesa e svelata ai fedeli durante la Messa dell’Aurora celebrata all’aperto nella piazza antistante l’edificio sacro. È un momento di gioia e di condivisione in cui la luce che sorge illumina gradualmente la scena rendendola piena di significati e di speranze per l’anno che si dovrà affrontare. Nel pomeriggio la processione per le vie del centro storico e il rientro in Chiesa: “Alla festa liturgica della Natività di Maria abbiamo accostato anche momenti di riflessione e di dialogo con la proposta del progetto denominato “I Giardini di Dio”. Partendo dall’idea che il culto non si esaurisce all’interno della Chiesa come luogo fisico e sfruttando l’efficacia della comunicazione social, abbiamo aperto una porta sul mondo dando la possibilità d’incontro a tutti”. 

Una proposta spirituale nuova che deriva dalla dimensione di fede e di Chiesa più completa e feconda: “Le feste non sono solo festeggiamenti e neppure stanche ripetizioni di gesti e di parole. Sono invece momenti in cui la nostra pietà e la vera fede vengono nutrite e aperte alla speranza e alla carità. In fondo ciò che conta davvero, è stare con Cristo, essere dalla sua parte per poter amare il prossimo come noi stessi” afferma don Concolino che, supportato da un gruppo di studenti universitari nell’organizzazione delle attività, ha profuso grande impegno per rinnovare ancora una volta il significato di questa ricorrenza, puntando sul nutrimento che deriva dalla parola e l’elevazione del confronto e della riflessione: “La fede è vita, non è qualcosa di statico o di vetusto”. 

IL VALORE STORICO E ARTISTICO DELLA CHIESA. Edificata tra il XIII e il XIV secolo, è riportata tra le 18 parrocchie esistenti nella città alla fine del ‘600 sotto il nome di Santa Maria de Figulis, che prendeva originariamente il titolo dall’attività dei maestri vasai che abitavano il quartiere in età medievale. Nel corso degli anni la costruzione subì varie trasformazioni fino a quella del 1858 che fa la più radicale: fu rimosso l’antico soffitto di tavole creando una cupoletta a figulini (elementi fittili simili a vasi chiusi di forma cilindrica e vuoti all’interno), le mura intonacate, l’Altare maggiore trasferito sul lato limitante col vico e costruita una piccola sacrestia nel sito dell’antica porta rivolta ad Oriente (di fronte al Palazzo Frangipane). Nell’occasione l’ingresso fu spostato sulla parete opposta oggi confinante con via Sensales, per essere definitivamente posizionato, intorno alla metà del secolo scorso, nell’attuale piccola piazzetta. L’attuale cupola è abbellita da un ciclo di tempere raffiguranti “Scene della vita della Beata Vergine Maria” opera di Nicola e Domenico Pignatari che realizzarono anche il quadro di Santa Rita, posto nel vano dell’antico ingresso medievale. La Chiesa ha pianta esterna pressoché quadrata di limitate dimensioni sormontata da una volta centrale ottagonale. L’Altare è formato da due piccole colonne lisce ai lati di una nicchia in cui è collocata la statua della “Madonna Bambina”. La sagoma ottagonale, come quella degli antichi battisteri bizantini, richiamano (per una coincidenza strana, o per scelta) la data dell’8 settembre e il numero simbolo della perfezione cosmica. 

(Rosita Mercatante per Area Teatro - Catanzaro Centro)