Si è aperta con la proiezione di “Taranta”, il cortometraggio documentario diretto da Gianfranco Mingozzi, prodotto nel 1962 con la partecipazione dell’antropologo culturale Ernesto De Martino e dell’etnomusicologo Diego Carpitella, la seconda giornata del festival “Cuore Cantastorie”, la manifestazione promossa da Assoformac con la direzione artistica di Francesca Prestia, che nasce con l’obiettivo di promuovere e valorizzare la figura e l’arte narrativa dei cantastorie. 

Considerato la prima testimonianza filmata sul fenomeno del tarantismo, il documentario si svolge in Puglia e raccoglie immagini di vita quotidiana del tipico rituale messo in atto da un gruppo di suonatori che attraverso la musica riuscivano a guarire le tarantate, principalmente donne, vittime di crisi isteriche che secondo la tradizione popolare erano causate dal morso della tarantola. 

Ospiti di questo secondo appuntamento, introdotti dal giornalista Marcello Barillà, l’antropologo Giovanni Sole, già docente di Storia delle tradizioni popolari all’Università della Calabria, autore del libro “Caducità dell’antropologia. Interpretazioni del tarantismo” edito da Rubbettino, e Tonino Zurlo, inserito nel 2005 tra i cantastorie più importanti della Puglia raccontati all'interno del documentario “Le storie cantate - Viaggio tra i cantastorie di Puglia”.

Giovanni Sole ha aperto il suo intervento mettendo in risalto la necessità di ricostruire la storia del tarantismo facendo riferimento a testi di autori principalmente stranieri che abbracciano un ampio periodo storico che dal Cinquecento arriva fino all’Ottocento. Un fenomeno molto complesso, quello del tarantismo, che subisce nel corso del tempo varie interpretazioni, che Sole indaga prendendo come punto di riferimento, tra le altre, le teorie di Ernesto De Martino e la visione contrapposta di Tommaso Campanella. Le interpretazioni del tarantismo diventano oggetto di studi da parte di Sole, che le raccoglie e le passa in rassegna offrendo al lettore un ampio spaccato sul fenomeno che interessa principalmente il Meridione d’Italia, dimostrando come le ritualità vengano rielaborate e riadattate alle varie epoche dai vari contesti sociali. In particolare, Sole ha sottolineato quanto il fenomeno fosse diffuso anche in Calabria, dove le tarantate, tra il Cinquencento e l’Ottocento, erano numericamente superiori rispetto alla Puglia.

A seguire, il cantastorie Tonino Zurlo, prima di imbracciare la chitarra e iniziare il suo racconto cantato, ha sottolineato quanto sia importante raccontare storie, poiché la parola è in grado di far prendere coscienza, e come un nocciolo che per diventare albero ha bisogno della terra, anche un cantastorie ha bisogno di cantare col cuore per far avverare questo miracolo. Abbiamo bisogno di cuore e coscienze nuove, ha detto Zurlo, per eliminare il dolore che affligge l’umanità a causa della supremazia del dio denaro. Zurlo ha eseguito una selezione di brani tratti dagli album Jàta viénde, 2003, “Nuzzule e Ppparule”, 2009, e “L'ulivo che canta, 2013 incantando il pubblico con musica e parole. 

Il Festival “Cuore Cantastorie" prosegue oggi, sabato 8 luglio:

Ore 17:00: Laboratorio di teatro amatoriale con i pupi e le pupe siciliane animati dal puparo palermitano Angelo Sicilia dell’Associazione Marionettistica Popolare Siciliana della durata di due ore, con attività teorico/pratiche volte alla conoscenza della tradizione dell’Opera dei Pupi Siciliani.

Ore 21.00: presso il Chiostro del Complesso Monumentale del San Giovanni, si terrà il concerto di musica popolare della cantastorie Francesca Prestia “Rachele e Saverio, una storia d’amore nella Catanzaro dell’800” in collaborazione con l’Associazione Marionettistica Popolare Siciliana. 

Per maggiori informazioni:

www.cuorecantastorie.it

Cuore Cantastorie

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