Un programma insolito, per certi versi coraggioso. Come del resto è l’intera programmazione di concerti a cura della Agimus sezione di Catanzaro: venerdì sera è stato il turno della serata dedicata ai lieder. «È un evento raro, quello di questa sera – ha detto nella sua introduzione il direttore artistico della rassegna, Andrea Brissa –, per ascoltare un programma di questo tipo dovreste andare in Germania, o comunque all’estero».

E invece ecco il tenore Raffaele Tassone accompagnato al pianoforte da Victoria Khalilova con l’opera “Schwanengesang” (in italiano “Il canto del cigno”) D 957, composta da Franz Schubert e pubblicata dopo la sua morte nel 1828. Si tratta di brani dove a imporsi sono i temi legati alla nostalgia, ai richiami alla natura, ma anche alla definitiva perdita dell'amore, e a rappresentare in senso lato le sofferenze umane: dei 14 lieder che compongono l’opera, il duo Tassone Khalilova ha proposto per il nutrito pubblico presente a palazzo De  Nobili una selezione di ben 8 lieder, insieme ad alcuni intermezzi al pianoforte di Domenico Scarlatti – tra cui la Sonata in Fa minore k466 - e a un lied conclusivo per il bis, il “Gute nacht” tratto dai “Viaggi d’inverno”, sempre di Schubert. 

«Voglio sottolineare lo sforzo e lo studio nell’eseguire un programma di questo tipo», ha sottolineato Brissa a fine concerto. Il riferimento, oltre alla particolarità della scelta del programma, era in merito anche all’aver eseguito i brani nella lingua originale, il tedesco. 

«Mi ritrovo spesso a dire quasi sempre le stesse cose. Tassone è calabrese, ha eseguito qualcosa di raro, ma la mia domanda è sempre perché?», ha continuato Brissa riferito allo spazio che troppo poco spesso viene riservato ai talenti locali. «Come Agimus siamo contenti di dare tanto da questo punto di vista – ha aggiunto -. Catanzaro si sta affermando come piazza importante, e ne siamo contenti, però mi chiedo perché ogni volta si parla di rinascita, ma per sentire qualcosa del genere dobbiamo andare fuori. Questa situazione è sicuramente uno stimolo per noi a continuare in questa opera di educazione alla musica». 

«L’idea di questo duo è frutto di tutto il tempo passato in casa a causa del Covid – ha invece tenuto a spiegare il tenore -. Era veramente troppo il tempo a disposizione, in quei mesi: un musicista è come un atleta, non può stare fermo. Allora abbiamo pensato di occuparci di questo ramo veristico, l’opera la fanno grossomodo tutti. Volevamo fare qualcosa di poco comune e credo sia andato a buon fine».

(Multi Cunti   per Area Teatro - Catanzaro Centro)