LUCA ZINGARETTI AL TEATRO POLITEAMA, DALL’ACCADEMIA DI ARTE DRAMMATICA CON ANDREA CAMILLERI A “MONTALBANO E MOLTO ALTRO ANCORA”

È stato un viaggio nella lunga carriera di un artista che da anni incarna lo straordinario personaggio creato dalla penna del grande Andrea Camilleri, simbolo di un’integrità morale senza tempo, in cui Camilleri ha sicuramente condensato quel codice etico di chi più che sulla carriera e il successo, tiene il baricentro fermo su se stesso e sulle cose veramente importanti nella vita: i propri affetti, l’amore per la propria terra, nient’altro che la propria serenità.

Luca Zingaretti, ospite del primo incontro della Rassegna Musica & Cinema della nuova stagione artistica del Teatro Politeama Mario Foglietti, è sicuramente nell’immaginario collettivo, più di qualsiasi altro personaggio interpretato nel corso della sua carriera, il Commissario Montalbano, la fiction Rai di cui è protagonista e di cui per le ultime tre puntate cura anche la regia dopo la prematura scomparsa di Alberto Sironi. Una fiction tra le più fortunate della storia, che raggiunge ancora oggi, con l’ottava replica che sta andando in onda quest’anno, uno straordinario record di ascolti.

Accompagnato sul palco dal direttore generale della Fondazione Politeama, Aldo Costa, e dal sovrintendente alla direzione artistica del Teatro, Gianvito Casadonte, Luca Zingaretti inizia la bella chiacchierata con il giornalista Fabrizio Corallo parlando dell’esperienza all’Accademia nazionale di arte drammatica “Silvio D’Amico”, in cui Andrea Camilleri insegna regia, e dell’impegno che, superati i provini, ha speso per entrare dentro le corde umane del personaggio che ha animato le storie della fortunata serie di romanzi di Andrea Camilleri, in cui, secondo Zingaretti, il grande scrittore scomparso recentemente, ha messo molto di se stesso e della propria visione del mondo. “Rimasi fulminato da questo personaggio fantastico - dice Zingaretti - e dal suo senso etico verso cui non è possibile provare che una struggente nostalgia, perché ricorda quello che apparteneva ai nostri nonni”.

Nel corso dell’incontro, incentrato sull’importanza della musica nel cinema che ha il potere di dare il colore emotivo alle scene di un film, attraverso la riproduzione di alcune clip delle esperienze più rappresentative di Zingaretti, tra cui le fiction “Il giudice meschino” di Mimmo Cangemi, girata in Calabria, in cui recita al fianco di sua moglie Luisa Ranieri, o le esperienze cinematografiche insieme a Monica Bellucci in “Sangue pazzo” di Marco Tullio Giordana, con Margherita Bui ne “I giorni dell’abbandono” di Roberto Faenza, dal romanzo di Elena Ferrante, e la grande performance in “Perez” di Edoardo De Angelis, emerge dalle parole di Zingaretti la grande passione e l’impegno che è necessario, dice, per riuscire a fare bene l’attore, calandosi nelle storie e nei personaggi, lavorando senza sosta affinché questa fusione diventi armoniosa e arrivi ad essere percepita dal pubblico.

Un meraviglioso excursus nelle scene e le musiche delle sue interpretazioni più significative, tra cui anche le fiction su Olivetti, Borsellino e Perlasca, anche se, dice Zingaretti, il pensiero è sempre tornato a Montalbano perché gli mancava il personaggio e aveva una nostalgia struggente per la Sicilia. Concludendo, ha ricordato la Magna Graecia, culla della cultura che ha abbracciato le due terre di Calabria e Sicilia, e su una domanda del pubblico che lo invita allo sguardo sul presente, risponde come farebbe il commissario Montalbano: “Sono terre che fanno fatica a crescere, però se si guarda a quello che dovrebbe contare nella vita, i rapporti umani, la percezione del tempo, la fruizione del territorio, io non so se ci si può proprio definire sfortunati”.

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