Sarà dedicata principalmente ai ragazzi e ai bambini, coloro che più di tutti hanno sofferto delle restrizioni dovute alla pandemia, la nuova edizione di Sabato d'Autore.

La rassegna, giunta al suo sesto anno, è stata presentata sabato sera al Museo del Rock Catanzaro, da Annarita Palaia che ha subito illustrato al numeroso pubblico presente il Premio “Un mondo che vorrei”, pensato proprio per i più piccoli: potranno partecipare – entro il 30 marzo - i bambini delle classi quarte e quinte elementari che dovranno immaginare un mondo sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale con una poesia o un racconto breve, che possono essere anche accompagnati da un disegno. 

Il primo premio, offerto dalla Banca Montepaone – gruppo BCC ICCREA – consisterà in una borsa di studio; al secondo e al terzo classificato andranno delle targhe di riconoscimento, a tutti gli altri sarà consegnato un attestato di partecipazione. La premiazione finale si terrà il 13 maggio al Teatro Comunale. Sempre nel mese di maggio, torneranno poi gli appuntamenti con le presentazioni consuete di “Librinparco”, la cui programmazione sarà resa nota nelle prossime settimane. 

La serata ha pure potuto godere di due momenti artistici: il primo è stato quello proposto dalle opere tra tele e sculture, di Jesa Aroma, Anna Manna e Sonia Bellezza, esposte esclusivamente per quella sera nelle varie sale del Museo del rock. Il secondo momento, con cui è stata anche chiusa l’iniziativa, ha avuto per protagonista Nando Brusco Cantastorie. Accompagnato dai suoi fedelissimi tamburi a cornice e tamburelli – ma anche cajon, ocean drum, tar mediorientali e sonagli -, Brusco ha raccontato della nostra terra, citando Corrado Alvaro: «La Calabria è complicata e non compare mai per quello che è», prima di trascinare un pubblico entusiasta attraverso i suoi ritmi e i suoi “cunti”. 

Nel corso della sua esibizione, Brusco, cullato dal soffio di Zefiro, ha raccontato la leggenda della fondazione di Locri Epizefiri, ma anche i fatti di Melissa – con l’uccisione di tre braccianti che rivendicavano la terra -, ed ancora tutte quelle storie di uomini sempre attuali, che tutti conosciamo. Il cantastorie ha così tracciato il profilo di una regione in cui ancora oggi i figli troppo spesso annunciano ai genitori di volere andare via, lasciando una Calabria segnata dall’emigrazione e dai treni della notte. Ma le storie di Nando Brusco – capaci di strappare anche più di un sorriso -, hanno anche raccontato quella Calabria agrodolce che sa di bucce di mandarini gettate in un braciere: lì attorno i nipoti ascoltavano i “cunti” – appunto -, dei loro nonni, che non erano più solo storielle per intrattenere bambini, ma modalità per tramandare saperi. «Erano animazioni ante litteram, quello era una sorta di mini club domestico del tempo a cui eravamo iscritti di diritto», lo ha descritto mentre tra un canto e una storia, ricordava proverbi, scioglilingue e cantilene.

(Carmen Loiacono/Multi Cunti per Area Teatro - Catanzaro Centro)