Doveva essere un Oratorio dei folli e Santi innocenti ed è stata una vera e propria festa quella pensata da VINICIO CAPOSSELA per l'appuntamento di A farla amare comincia tu nella nostra città.
Location insolita ma quanto mai perfetta per l'occasione - mica l'ha scelta a caso - è stata la Basilica dell'Immacolata, gremita fino all'inverosimile e festante come non mai.
L'Oratorio scelto dall'artista di origine irpina è stato un omaggio al "tempo sospeso" dei dodici giorni successivi al Natale, di fatto anticipatori del Carnevale: in passato le usanze antiche pagane e la religiosità cristiana si univano e sovvertivano l'ordine sociale, sospendendo temporaneamente norme e gerarchie.
Così Capossela & Co. hanno riproposto, per citarne qualcuna, l'entrata in chiesa dell'asino delle feste asinarie così come l'elegia del porco, con maschere, tamburi e zampogne.
Affiancato dai fidi Andrea Lamacchia al contrabbasso e Vincenzo Vasi - sempre sorprendente e diabolico - alle percussioni e al theremin, per questa occasione il Vinicio nazionale ha voluto come compagni di viaggio i Totarella, straordinaria formazione di musica popolare di Alessandria del Carretto (Cs) che ha contribuito al programma, in perfetta sintonia con l'ospite principale. Sì, perché se il numerosissimo pubblico era già entusiasta per Capossela, si è emozionato ancora di più - qualora fosse possibile - con il quintetto del Pollino, le sue zampogne, troccole e ciaramelle, la lira. Di fianco a brani come "Non trattare", "Dimmi Tiresia", "L'angelo della luce", "La notte di San Giovanni", "Il povero Cristo", "Il ballo di San Vito", hanno trovato posto la "Danza macabra", "Il lamento dei mendicanti", "Il giovedì santo" dei Totarella, con un Capossela messo da parte sull'altare maggiore, per ascoltare rapito i suoi compagni di serata, ai quali aveva pure affidato l'inizio dell'esibizione, facendoli arrivare percorrendo la navata centrale, per poi condividere equamente con loro il "palco".
In un crescendo di ritmi e suoni, che difficilmente facevano restare fermi sulle panche, il saluto finale è stato affidato come di consueto da qualche tempo ad "Ovunque proteggi", un consiglio, un balsamo per l'anima.
(Carmen Loiacono per Area Teatro - Catanzaro Centro)