Il Cinema a Catanzaro Centro, dopo la pausa estiva, è ripartito con due belle opere italiane: “L’immensità” di Emanuele Crialese (al Supercinema) e “Il signore delle formiche” di Gianni Amelio (al Comunale).
Una discreta presenza di pubblico ha mostrato di gradire la proposta autoriale, anche se non possiamo non notare che la media anagrafica punta sempre verso l’alto.
Pochi i giovani presenti, sia per i mutamenti intervenuti nella fruizione del prodotto cinematografico, sia per il “buco generazionale” che condiziona Catanzaro, così come tutto il meridione.
Ma bisogna anche considerare che gli over 50 di oggi che non mancano gli appuntamenti di qualità sono anche figli di stagioni d’oro del Cinema a Catanzaro e in tutta Italia. Una generazione formata alla visione cinematografica d’autore e al fascino della sala da rassegne, cineclub e approfondimenti (dibattitoni!) che hanno forgiato futuri cinefili.
Negli anni ‘70 il Centro di Cultura Giuditta Levato, facente parte della FICC (Federazione Italiana dei Circoli del Cinema), proponendo una tessera vantaggiosa era riuscito ad attrarre nei vari anni tra i 1000 e i 2000 tesserati e soprattutto aveva saputo cogliere nel segno interpretando al meglio la missione propria di ogni agenzia formativa culturale: contribuire alla creazione di una coscienza critica, sociale, e politica, individuale e collettiva, e aveva scelto proprio la potenza iconografica del Cinema per attuare il proprio scopo.
I film, anche tre diverse pellicole nello stesso pomeriggio, erano inseriti in cicli tematici ed erano corredati da schede critiche; ogni anno poi veniva individuato un tema di particolare importanza che veniva affrontato e discusso, con l’ausilio di materiale cinematografico e documentaristico, in un grande convegno conclusivo.
Certo non sono più gli anni ‘70, ma è sotto gli occhi di tutti che cosa ha prodotto il disimpegno totale che ha caratterizzato gli ultimi decenni, soprattutto nelle menti conformiste ed eterodirette dei più giovani.
Da diversi decenni il Cinema, inteso come arte cinematografica e non esclusivamente come puro intrattenimento, è andato progressivamente scomparendo. Il modello distributivo hollywoodiano fatto di blockbuster e popcorn si è definitivamente insediato anche in Italia, ieri con una distribuzione concentrata e di fatto preclusa a molte produzioni minori, poi con l’avvento delle multisale, strutture cinematografiche cresciute in accoglienza e tecnologia, ma dove in realtà è come se vi si trasmettesse ogni giorno lo stesso film e la cui programmazione non prevede che un unico spettatore: il bambino, anagrafico o neuronale che sia. E quindi giù con supereroi della Marvel, cartoni animati e polpettoni americani.
La fruizione online ha infine assestato il colpo finale alle abitudini di consumo degli spettatori
L’analisi delle questioni legate alla fruizione del prodotto cinematografico, con particolare riferimento al territorio cittadino e a quello regionale, evidenziano la necessità di tornare a proporre un cinema autoriale e di qualità.
Tale convinzione non è legata a un nostalgico sentimento, ma proprio a considerazioni di carattere economico e di mercato, suggerendo l’unica strada percorribile: quella della differenziazione rispetto all’attuale prevalente proposta cinematografica.
Il pubblico catanzarese ha già dimostrato di essere pronto onorando le platee delle manifestazioni cinematografiche proposte da diversi sodalizi culturali cittadini che hanno in qualche modo raccolto il testimone del Centro di Cultura Giuditta Levato.
Certo non sono sufficienti una decina di film, tutti godibili ma scollegati tra loro, privi appunto di una direzione artistica che dia un senso unitario alla rassegna.
Gli elementi comuni che caratterizzano una buona rassegna sono appunto la direzione artistica che assicuri senso, qualità e uniformità, la capacità organizzativa, la continuità della proposta, una sede idonea (intima, ma tecnologicamente avanzata), una comunicazione adeguata al target ... e il giusto tempo, perché solo con la costanza si costruisce un pubblico.
Quindi esiste già un’utenza “storica”, esigente, ma fortemente fidelizzata; un patrimonio che non va disperso, ma coltivato con cura e attenzione.
È necessario però lavorare per implementare un pubblico composto da giovani, interessati a prodotti cinematograficamente più complessi, accettando contestualmente che siano essi stessi portatori di qualità, formazione e contemporaneità.