Rigore, ossessività, precisione e corpi spinti fino allo stremo. E’ “Turning – Orlando’s version” la creazione di Alessandro Sciarroni andata in scena al Teatro Politeama Mario Foglietti, ieri sera, per Armonie d'Arte Festival.
Cinque danzatori, la scena completamente bianca, il palco del Politeama privo di quinte a dire che sì, siamo davanti a un lavoro che non è uno spettacolo “confezionato” come di consueto: Turning – Orlando’s version è una sequenza di movimenti, dapprima timidi ma ripetuti in successione, scanditi dal ritmo della musica (di Aurora Bauza e Pere Jou), in crescendo.
Da piccoli gesti, quasi impercettibili si arriva a intense e continue rotazioni, ai limiti del possibile: l’apice, di musica e movimento, è appunto nel “turning” con i ballerini, tutti sulle punte, impegnati in vorticosi giri a terra, senza sosta, che diventano sul palco, e anche fino alle poltrone, slanci di gioia pura. L’emozione, i sorrisi scambiati tra i ballerini sul palco sono un riflesso di quelli degli spettatori, quando i ritmi si allentano e le rotazioni lasciano il posto ai movimenti iniziali, più pacati.
Se la circolarità dell’Orlando di Virginia Woolf, il romanzo a cui è dedicato il lavoro, è da ritrovare proprio nella ciclicità dell’atto, è nella gioia e nel senso di “gruppo”, nella condivisione delle rotazioni che si rivela l’ispirazione di Sciarroni ai flussi migratori di alcuni animali.
Turning – Orlando’s version è questo e tanto altro: è un lavoro di ricerca, realizzato dal Leone d’oro alla carriera per la danza nel 2019 insieme alla coreografa Elena Giannotti e agli stessi danzatori (Maria Cargnelli, Francesco Saverio Cavaliere, Lucrezia Gabrieli, Sofia Magnani, Roberta Racis), quasi un’esplorazione delle possibilità, anche estenuanti, offerte dalla danza classica.
Carmen Loiacono per Area Teatro