Il film firmato da Davide Cosco – sue sceneggiatura e regia -, e prodotto da Milk Pictures, era stato presentato alla Festa del cinema di Roma nel 2020, nella sezione Alice nella città, poi aveva fatto un timido capolino al cinema, ma, fortemente penalizzato dalle restrizioni dovute alla pandemia, è approdato quasi subito sulle piattaforme più note – su tutte PrimeVideo -, ottenendo un successo di pubblico notevole: sulla testata giornalistica comingsoon.it, Psychedelic ha ottenuto una vera e propria pioggia di consensi.
Distribuito da Minerva, adesso è rientrato nel catalogo di Raro Video, di fianco a registi del calibro di Cronenberg, Rossellini, Bunuel, Greenaway, Kitano, Kieslowski, giusto per citarne qualcuno, ed è stato inserito nella programmazione di questa stagione promossa dal Ministero della Cultura insieme ad Anec, Anica e Cinecittà, “Estate al cinema”, a sostegno del ritorno nelle sale cinematografiche e nelle arene durante i mesi più caldi.
Psychedelic è stato girato per lo più a Roma, ma i catanzaresi potranno riconoscere nel film alcuni noti paesaggi calabresi e un volto piuttosto conosciuto in città, e non solo, l’attore Paolo Turrà.
Il film. Se pensate di andare a vedere un film da botteghino, ecco, Psychedelic non lo è. Qui siamo di fronte a un’opera cinematografica che volutamente dribbla qualsiasi narrativa lineare, almeno quella cui siamo abituati della produzioni che vanno per la maggiore. Il film di Davide Cosco scende molto più a fondo: forte di una scrittura mai scontata e dettagliatissima, Psychedelic si interroga su fede, vita, sogni e realtà. E lo fa con una poesia sorprendente.
Protagonisti sono 3 uomini, di altrettante differenti generazioni, che riflettono sulle loro esistenze: sono un giovane musicista – Ernesto, interpretato da Giuseppe Amelio -, suo padre, un attore in crisi lasciato dalla moglie – Paul, il sempre ottimo Massimiliano Rossi -, e suo nonno – un Alessandro Haber di una tenerezza sconcertante -, che trascorre le giornate raccontandosi al nipote attraverso alcune registrazioni, preparandosi ad affrontare la fine del proprio viaggio su questa terra.
Le loro vite si intrecciano con quelle di altre figure minori ma comunque di sicuro impatto: fra tutte c’è quella di padre Carlo, un prete che è in realtà una donna, interpretato da Ksenija Martinovic. La sua chiesa – nella realtà un vero edificio sacro, Cosco è stato autorizzato a girarvi dentro -, è aperta sempre, giorno e notte, pronta ad ospitare l’umanità più varia, splendida nella sua molteplicità. Ci sono prostitute, ragazzini, artisti di strada, personaggi eccentrici e appartenenti ad altri credo: sono tutti microcosmi a sé stanti, che convivono perfettamente nella totale accettazione della diversità.
Geniale l’idea di far vivere Paul nel retro di un teatro, laddove la finzione e la realtà si mescolano di continuo e dove l’attore incontra gli altri, compreso il suo vecchio amico Mario, Yuri Gugliucci, e dove vive le sue visioni psichedeliche – da qui il titolo del film -, pensando finanche all’eventualità di farla finita. I suoi tormenti, in realtà, sono comuni a ognuno di loro: da padre Carlo agli altri emarginati rappresentati, tutti hanno una propria lotta da combattere e tutti, chi più chi meno, si sentono dei perdenti.
Alcuni elementi, poi, sono da sottolineare: il primo è la presenza nel cast del compianto Flavio Bucci, qui alla sua ultima apparizione davanti alle telecamere, poi la mirabile fotografia – di Enrico Lucidi, splendida -, quindi le musiche originali di Frank Fogliano, degne di nota.
Insomma, potremmo stare qui a scriverne a lungo, perché di carne al fuoco in questo Psychedelic ce n’è davvero tanta: la sala, ce lo perdonino i grandi marchi, rimane comunque il posto perfetto dove poter godere appieno dell’esperienza della sua visione.