Recentemente il quotidiano “La Repubblica” ha pubblicato un articolo molto interessante a cura di Rosalba Castelletti sul fenomeno europeo dello svuotamento, a causa della crisi economica e di altri fattori, dei locali occupati precedentemente da negozi e uffici.

In tutta Europa, per reagire a questo progressivo svuotamento di interi quartieri e soprattutto al conseguente degrado economico, ambientale e sociale che ne deriva, uno dei modelli che si sta estendendo è concretizzato dall’alleanza tra proprietari ed organizzazioni senza scopo di lucro.

I primi preferiscono cedere in uso gli immobili a prezzi modici e per periodi relativamente brevi e definiti, piuttosto che vederli sfitti e abbandonati; le organizzazioni no profit assicurano comunque un’entrata anche se a prezzi calmierati, ma soprattutto contribuiscono alla manutenzione degli immobili, alla loro visibilità e quindi appetibilità commerciale, oltre che garantire socialmente alla comunità di riferimento un contrasto vitale al degrado e alla conseguente pericolosità ambientale. Ciò contribuisce anche ad una maggiore tenuta del valore di tutti gli immobili (residenziali, uso ufficio e industriali, occupati o meno) e delle attività commerciali che insistono nell’area; senza valutare poi gli interessi diffusi, non solo economici, ma relativi al benessere, al decoro, alla sicurezza e a tutti gli aspetti della cosiddetta qualità della vita. 

L’articolo riporta esempi concreti realizzati in Gran Bretagna, Germania e anche negli USA, ma soprattutto analizza la diversità di questa crisi rispetto a periodi recessivi apparentemente simili occorsi nei decenni precedenti. 

Lo scenario, soprattutto riferito al commercio, appare mutato strutturalmente e non solo ciclicamente grazie al sorgere di alcuni fattori inediti e inaspettati e alla combinazione tra gli stessi.

Gli spazi vendita sono ormai superiori alla domanda e sempre più concentrati in centri commerciali; sta inesorabilmente crescendo il commercio online; la crisi economica e la conseguente disoccupazione, il rialzo dei tassi di interesse, la riduzione del potere d’acquisto e la contrazione dei consumi sono fenomeni non transitori.

Appare quindi inevitabile cercare nuove soluzioni per risolvere nuovi problemi.

Il fenomeno degli SLACK SPACE (riconducibile al termine informatico che indica i byte non occupati all’interno di un file) è in realtà visibile in tutto il cosiddetto mondo occidentale e financo nelle sperdute “Province dell’Impero” l’allarme è alto e l’agire non più procrastinabile. Catanzaro stessa è soggetta da qualche lustro a questo fenomeno, non solo in quartieri a rischio, ma paradossalmente nel pieno centro storico.

Immagine paradigmatica di questa emergenza è da anni la Galleria Mancuso, abbandonata al degrado e allo spopolamento.

Ci auguriamo con questo intervento di contribuire a sollecitare la nuova amministrazione a definire e attuare un progetto per bonificare e rivitalizzare questo spazio simbolico della città di Catanzaro, carico di memorie, ma anche di potenzialità.

Un progetto non isolato e specifico ma piuttosto un micro laboratorio di buone pratiche da estendere, nel tempo, al Centro Storico e alla città tutta.

Un epicentro di creatività e azione, grazie al quale ridefinire anche il ruolo guida dell’Ente Comune, preposto al coordinamento e alla sintesi di interessi solo apparentemente contrapposti .

L’epicentro del primo sisma che, invece di assurgere ad elemento di distruzione, provveda a incanalare la propria potenza ed energia in termini di rinnovamento e ricostruzione.

P.S.

Questo articolo sembra straordinariamente attuale, ma in realtà è stato pubblicato sul periodico cittadino “L’ISOLA” nel 2012!

Sono trascorsi 10 anni.